Liturgia&Musica

XXI Domenica del Tempo Ordinario/B

di Massimo Palombella

Pietro da Cortona (1596–1669), Cristo appare a Maria Maddalena (Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo)

Nel Vangelo di oggi (Gv 6, 60-69), molte delle persone che seguivano Gesù percepiscono “dura” la sua Parola e decidono di tornare indietro e non andare più con Lui. In quelle persone, spesso, c’è ognuno di noi. Infatti, ci sono situazioni, esperienze, relazioni che percepiamo “dure”, che ci fanno male e che ci mettono nella condizione di fare un passo indietro, di andare via. Ma, se andiamo in profondità, dobbiamo riconoscere che quelle situazioni, esperienze, relazioni che percepiamo “dure”, che ci fanno male, per quanto abbiano una loro oggettività, sostanzialmente vanno a toccare, a sollecitare realtà della nostra vita che sono irrisolte, non collocate. Toccano il nostro bisogno di essere amati, di essere riconosciuti, ripropongono relazioni insolute nella nostra famiglia – con nostro padre, nostra madre -, smuovono le nostre relazioni ancestrali non collocate e suscitano reazioni come la rabbia, la fuga, la chiusura, la disperazione, la violenza, le stesse reazioni che, in fondo, avevamo quando eravamo bambini. Il Signore ci attende nei nostri insoluti, come ha atteso Pietro con le sue paure, le sue insicurezze, con tutto ciò che, in una malsana e logica colpevolizzante e lontana dalla realtà, non lo faceva “degno” di essere il primo Papa della Chiesa. È con il Signore che diventiamo capaci di andare “oltre” le nostre reazioni, “oltre” ciò che percepiamo “duro”, oltre ciò che ci fa male, passandoci dentro, accettandolo e lasciandoci guarire da Lui. Allora come Pietro saremo capaci – nonostante il disagio, il dolore e la voglia di reagire – di dire “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”.

L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal salmo 39 (Sal 39, 2.3.4) con il seguente testo:
“Exspectans exspectavi Dominum, et respexit me;
et exaudivit deprecationem meam
et immisit in os meum canticum novum,
hymnum Deo nostro.”

Ho atteso intensamente il Signore ed egli ha rivolto lo sguardo su di me;
ha ascoltato la mia preghiera
e mi ha posto sulla bocca un canto nuovo,
un inno al nostro Dio.

La musica allegata è di Orlando di Lasso (1532-1594), e proviene dal “Magnum Opus Musicum” pubblicato a Monaco nel 1604 (Orlandi de Lasso, Magnum Opus Musicum [Monachii, ex typographia Nicolai Henrici, 1604]). L’interpretazione è della Cappella Victoria Jakarta.

Buona domenica e un caro saluto.

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