Liturgia&Musica

XVIII Domenica del Tempo Ordinario/B

di Massimo Palombella

Stefano di Giovanni di Consolo detto “Sassetta” (1400-1450), Istituzione dell’eucaristia, 1430-1432 (Pinacoteca Nazionale di Siena)

Nel Vangelo di oggi (Gv 6, 24-35) Gesù si definisce “pane della vita” e afferma che coloro che entrano in una relazione autentica con Lui (stanno con Lui e credono in Lui) non avranno più fame e sete. La fame e la sete a cui Gesù si riferisce non è, ovviamente, quella fisica, ma inerisce a quei bisogni profondi che costituiscono il cuore della nostra vita. Si tratta del nostro bisogno di amare, di essere amati, del nostro bisogno di esistere, di essere riconosciuti, bisogni che rappresentano insieme la nostra forza e la nostra debolezza. Infatti, proprio in questi bisogni si collocano gli insoluti della nostra vita, ciò che “disturba” il nostro vivere, ciò che chiede tanta nostra energia per essere collocato, “controllato”, “addomesticato”. Veniamo giocati per un po’ di affetto e considerazione, rischiamo di rompere le cose più belle e preziose della nostra vita per un po’ di attenzione, di riconoscimento. Ma, insieme, siamo capaci di generosità, di voler bene, di maternità, paternità, di prospettiva e visione proprio grazie ai nostri bisogni accettati, collocati, trasformati in forza e senso.
Il Signore ci invita ad una relazione con Lui per avviare un lento processo di guarigione che ci condurrà, non senza fatica, a saper dare un nome preciso alla nostra fame e sete, ad accettare e collocare ciò che è “insoluto”, a trasformare le nostre debolezze nelle migliori delle nostre risorse, a sperimentare ogni giorno di più la “vita in abbondanza”.

L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal Libro dell’Esodo (Es 32, 11-14) con il seguente testo:
“Precatus est Moyses in conspectu Domini Dei sui, et dixit:
Quare, Domine, irasceris in populo tuo?
Parce irae animae tuae:
memento Abraham, Isaac, et Jacob,
quibus jurasti dare terram fluentem lac et mel.
Et placatus est Dominus de malignitate, quam dixit facere populo suo.”

(Supplicò Mosé davanti al Signore Dio e disse:
«Perché, Signore, ti adiri conil tuo popolo?
Trattieni l’ira del tuo animo:
ricordati di Abramo, di Isacco e di Giacobbe
ai quali giurasti di dare una terra ove scorre latte e miele».
E il Signore si placò circa male che aveva detto di fare al suo popolo).

La Musica allegata è di Orlando di Lasso proviene dal Magnum Opus Musicum pubblicato a Monaco, presso la Tipografia di Nicolai Henrici nel 1604. L’interpretazione, dal vivo, è del Coro della Chiesa di San Villibrordo a Utrecht.

Buona domenica e un caro saluto.

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