In ascolto di Esodo

Aggrappati ai corni dell’altare: approfondimento

In ascolto di Esodo (Es 27,2)

a cura di Francesca Pillon e Gruppo Esodo, Piccoli amici di Maria Maddalena

* Aggrappati alla tovaglia dell’altare… come santa Chiara d’Assisi.

Maestro di Santa Chiara (XIII sec.), S.Chiara e otto storie della sua vita, 1283 (Basilica di S.Chiara, Assisi)

Nella precedente riflessione abbiamo meditato i quattro corni dell’altare ai quali si aggrappava chi voleva sfuggire alla morte… Lasciamo la parola all’amica Francesca che ricorda un episodio della vita di santa Chiara d’Assisi.

I testi a seguire sono rielaborati dagli articoli La vocazione di Chiara pubblicati sul blog “Vocazione francescana” che ha curato la stessa Francesca e al quale rinviamo per un approfondimento: https://www.vocazionefrancescana.org/tag/vocazione-di-santa-chiara

L’episodio è narrato nella Legenda sanctae Clarae virginis (1255), la vita ufficiale di santa Chiara attribuita a Tommaso da Celano, scritta in occasione della sua canonizzazione.

Ed è altresì riconoscibile in uno dei riquadri della bellissima tavola istoriata, la Tavola del Maestro di s. Chiara, custodita nella basilica in Assisi a lei dedicata. Una splendida opera d’arte risalente circa al 1280 che costituiva un primo immediato – spesso anche l’unico – approccio storico alla sua biografia. Di grandi dimensioni (276×163 cm), la tavola serviva per far conoscere la santa ad ogni pellegrino che si recasse sulla sua tomba e per trasmettere il senso della vita di Chiara, le motivazioni della sua scelta e il messaggio che ha lasciato come testimonianza evangelica.

Sembra una grande pagina di un fumetto, con diverse vignette, che si posizionano come in due ante richiudibili di un tabernacolo. Ritraggono episodi importanti tratti dalla sua avventura con Dio: si parte da sinistra in basso, si risale e si ridiscende dalla parte destra. In centro, lei, tutto dipinto secondo i canoni dell’iconografia.

Le piccole scene della pala parlano di passi coraggiosi, incontri decisivi, conflitti esistenti e di una comunità che, oltrepassando muri e limiti, tende al mondo eterno di Dio.

* Come tutto è incominciato
Conosciamo la storia di Chiara: il folle amore per Cristo povero che animava frate Francesco aveva conquistato anche lei, giovane di famiglia nobile. Dopo una fraterna frequentazione di Francesco e dei suoi frati, Chiara decide di fuggire di casa, nella notte della Domenica delle Palme, per essere accolta dalla comunità dei frati nella piccola chiesa della Porziuncola.

Il santo stesso le taglia i capelli e la riveste con il rozzo panno di lana, segno dei penitenti, e sul capo un manto rigato di stoffa poverissima.

Ma non poteva certo Chiara, essendo donna, vivere con la comunità dei frati. Stava nascendo una nuova vita, quella che sarà l’ordine delle Povere Dame di San Damiano, successivamente Clarisse.

Per prudenza, Francesco decide temporaneamente di portare Chiara nel vicino monastero di Benedettine. Ed è qui che si colloca il nostro episodio. I parenti raggiungono Chiara in monastero con l’intento di farla desistere dalla sua scelta e riportarla a casa. E Chiara… si aggrappa alla tovaglia dell’altare!

* Chiara e l’amore per Cristo
Leggiamo direttamente i passi significativi della Legenda sanctae Clarae Virginis (1255):

“Come giunse la notizia ai parenti, essi, con cuore spezzato, condannano il comportamento e la decisione della giovane, e, riuniti insieme, corrono in quel luogo, tentando di ottenere ciò che non possono.
Prima con impeto violento e con consigli velenosi, poi con promesse allettanti tentano di convincerla a recedere da quel genere di condizione vile che non è né degno della famiglia, né ha precedenti nella contrada”.  (LegsC 9; FF 3173).

 Non è degno che dalla cima della scala si scenda. Non è possibile farla al contrario. La scala del successo, della ricchezza, della bellezza si può solo fare salendo. Questo era ed è la logica del mondo.

 “Ma quella, aggrappandosi alle tovaglie dell’altare, si denuda il capo che era stato tonsurato, affermando che mai si lascerà strappare dal servizio di Cristo. Davanti all’ostilità crescente dei suoi cresce il suo coraggio e l’amore suscitato dalle ingiurie le aumenta le forze”.

 Chiara, aggrappandosi alle tovaglie dell’altare (rosse fuoco, come l’amore ardente) e denudando il capo, trova salvezza dalla violenza perché annuncia in modo esplicito la sua consacrazione a Gesù, totalmente.

E quali uniche salite ha fatto Cristo? Quella verso Gerusalemme, quella verso il Calvario. E, risorto, quella verso il Cielo. Non sono, in fondo, delle discese? Iniziate con l’incarnazione, uomo come noi. Così san Paolo:

“Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fil 2,6-11).

Ecco il fondamento e il senso della vita francescana e clariana.

* Il primo abbassamento di Chiara
Chiara, nel seguire il suo unico Signore, inizia proprio da qui, da un abbassamento concreto della sua condizione: con il capo rasato e come umile serva arriva a stare tra le nobili monache di S. Paolo. Solo pochi giorni prima era del loro stesso rango. Chiara è volontariamente scesa dalla nobiltà alla più estrema povertà.

E quindi, i suoi parenti? Torniamo dal nostro Tommaso da Celano:

“E così, per diversi giorni, mentre si oppongono ostacoli sulla strada del Signore e i suoi le si contrappongono, il suo proposito di santità non cade e la sua forza d’animo non viene meno, ma, in mezzo a parole e sentimenti di odio, a lei si tempra la speranza fino a quando i suoi, piegata la testa, desistono”.

 Via libera!

Maestro di Santa Chiara (XIII sec.), S.Chiara resiste allo zio Monaldo, particolare dalla pala S.Chiara e otto storie della sua vita, 1283 (Basilica di S.Chiara, Assisi)

* Le testimonianze del fatto
L’agiografia di Tommaso da Celano, come tutte le vite ufficiali dei santi, si basò sugli atti del processo di canonizzazione, un vero e proprio processo grazie al quale, in questo caso, si cercò di ottenere più informazioni possibili sull’infanzia e sulla vita prima del monastero, sulla conversione, sulla vita in monastero e infine sui miracoli.

 A tale scopo si istituirono degli interrogatori a coloro che erano a lei più vicini: principalmente le sorelle monache e amici di famiglia.

Purtroppo gli atti originali in latino non sono stati più ritrovati, ma oggi abbiamo la fortuna di conoscerne il contenuto grazie a suor Battista Alfani, monaca clarissa di Monteluce in Perugia, che alla fine del XV secolo nello scriptorium del monastero li trascrisse in lingua volgare.

La XII testimonia, sora Beatrice de Messere Favarone de Assisi, niente meno che la sorella di sangue più giovane di Chiara, anch’ella monaca a san Damiano, così racconta l’episodio sopra narrato:

1. Sora Beatrice de messere Favarone di Assisi, monaca del monasterio de Santo Damiano, giurando disse: che essa testimonia fu sorella carnale de la santa memoria de madonna Chiara, la vita de la quale fu quasi angelica da la sua puerizia, però che fu vergine e sempre permase in verginità. Et era sollicita circa le bone opere de santità, in tanto che la sua bona fama era divulgata tra tutti quelli che la conoscevano.
2. E disse che, avendo santo Francesco audito la fama de la sua santità, più volte andò a lei predicandole, in tanto che essa vergine Chiara acconsentì alla sua predicazione e rinunziò al mondo e a tutte le cose terrene, et andò a servire a Dio quanto più presto podde.
3. Però che vendette tutta la sua eredità e parte de la eredità de essa testimonia, e dettela alli poveri.
4. E poi santo Francesco la tondì denante allo altare, nella chiesa de la Vergine Maria, detta de la Porziuncola, e poi la menò alla chiesa de Santo Paulo de Abbatissis. E volendola li suoi parenti trarre fora, essa madonna Chiara prese li panni de lo altare e scoperse lo suo capo, mostrandoli che era tondito, e per nessuno modo lo’ acconsentì, ne´ se lassò cavare de lì, ne´ remenare con loro. (FF 3085-3088)

Aggrappiamoci allora anche noi ai corni dell’altare per sfuggire alla morte e trovare vita.

Aggrappiamoci anche noi alla tovaglia dell’altare come Chiara, per resistere alle tentazioni e agli affetti del mondo, per abbracciare con folle amore Gesù, perché mai nulla ci lascerà strappare dal servizio di Cristo.

Aggrappiamoci con tutto noi stessi!

Per approfondire la storia di Santa Chiara: https://www.vocazionefrancescana.org/tag/vocazione-di-santa-chiara

La salvezza…
Quando mi sento salva? E da cosa?
Da cosa mi sento in pericolo? Perché temo per la mia vita?
Di soffrire? Di morire?
Paura che si mescola al vuoto, al nulla, al buio.
Il non senso che a volte sembra l’unica cosa ad avere senso,
l’inutilità di ciò che faccio, di ciò che provo, di ciò che penso.
Dove trovare salvezza?
Ai corni dell’altare si aggrappavano i condannati a morte,
cercando salvezza per la propria vita.
Chiara si aggrappa alle tovaglie dell’altare
per sfuggire dalla violenza e dalla logica illusoria del mondo.
Scorgo un rifugio, scorgo un appiglio, scorgo l’aprirsi di un oltre
a ciò che faccio, a ciò che provo e a ciò che penso.
Luce! Potenza! Fecondità! Vita! Benedizione! Perdono! Nascita! Salvezza!
Il buco dentro rimane, la complessità della realtà persiste,
la vulnerabilità della mia interiorità mi accompagna, ma…
quanto stupore nel riconoscere in un unico Nome
tutto ciò di cui ho bisogno, tutto ciò che cerco,
tutto ciò che mi rende amabile e capace di amare:
Gesù.
Sii benedetto ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

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