Mosè eresse un altare ai piedi del monte
In ascolto di Esodo [Es 24,4a]. Mosè eresse un altare ai piedi del monte
Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. PdD
Nel precedente ascolto abbiamo contemplato Mosè che scende dal monte e va a riferire al popolo tutte le parole del Signore. Il popolo a una sola voce si impegna ad ascoltarle e a metterle in pratica.
Ora Mosè scrive queste parole, quindi si alza di buon mattino ed erige un altare con 12 stele per le 12 tribù di Israele.
* Leggerai… perché ascoltino… e abbiano cura di mettere in pratica!
Quindi, dopo il “riferire” oralmente le Parole, ecco che Mosè “scrive” le Parole. La Torah shebichtav, la Legge scritta, non ha solo o tanto lo scopo di custodire esattamente queste Parole, ma soprattutto ci dà la possibilità di “leggerle”, di dar loro ancora voce-suono. Ossia: le Parole hanno la loro forza quando sono pronunciate. Pensiamo alla creazione quando Dio «disse» e la luce e tutto il creato «fu»!
Ora dobbiamo pensare che non tutti sono in grado di leggere o possono leggere. Ecco l’importanza di persone chiamate a leggere, a dar suono vivo alle parole, perché tutti le possano ancora ascoltare e… mettere in pratica. Questo resta il dato fondamentale: ascoltare e mettere in pratica.
Pensiamo a quanto è importante la lettura pubblica della Legge nella festa di Sukkot (Capanne). Leggerai… perché ascoltino… e abbino cura di mettere in pratica:
Alla fine di ogni sette anni, al tempo dell’anno della remissione, alla festa delle Capanne, quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti al Signore, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai questa legge davanti a tutto Israele, agli orecchi di tutti. Radunerai il popolo, uomini, donne, bambini e il forestiero che sarà nelle tue città, perché ascoltino, imparino a temere il Signore, vostro Dio, e abbiano cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge. [Dt 31,9-13]
* Anche le pietre hanno udito…
Quindi Mosè, di buon mattino, si alza ed erige un altare con 12 stéle per le 12 tribù di Israele. Nel corso della sua storia Israele abbandonerà la pratica delle stéle, per non contaminarsi con gli usi dei popoli circostanti: Non erigerai alcuna stele, che il Signore, tuo Dio, ha in odio. [Dt 16,22].
La pietra/le pietre hanno funzione di testimonianza, ricordo di un patto tra persone, e/o dopo un evento importante. Così Giosuè, quando passerà il Giordano, erigerà secondo l’ordine del Signore, 12 pietre a testimonianza-memoriale:
Queste pietre dovranno essere un memoriale per gli Israeliti, per sempre“. [Gn 4, 9]
Ancora Giosuè, incaricato di portare il popolo nella Terra promessa, dopo la grande assemblea di Sichem nella quale si rinnova con forza ed entusiasmo l’alleanza con Jhwh, fa scrivere le parole dell’alleanza nel libro della Legge di Dio ed erige una pietra, la pietra della testimonianza:
Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: “Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio”. Poi Giosuè congedò il popolo, ciascuno alla sua eredità. [cf Gs 24,1-28]
La pietra-stele è eretta quindi come «testimonianza-memoriale». Osserviamo come nel racconto di Giosuè l’importanza sia data ancora alle «Parole»: della pietra che viene eretta egli dice che sarà una testimonianza… perché essa ha udito le parole che il Signore ha detto. Ridiciamolo ancora: la Parola è un dono da ascoltare e mettere in pratica. E se anche le pietre hanno udito, quanto più dovrà ascoltare la pietra del nostro cuore!
* La pietra, l’altare, il tempio
Dove è eretta la pietra della testimonianza molto spesso sorge poi un tempio, la casa di Dio. Così già ai tempi di Genesi. Giacobbe dopo il sogno della scala erige una pietra nel luogo che poi diverrà il santuario di Betel:
Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo”. Ebbe timore e disse: “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo”. La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità.
E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. Giacobbe fece questo voto: “Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio “. [Gn 28,16-22]
Una casa di Dio. Il tempio viene eretto su 12 pietre, basamenti, a ricordare che è costruito sul popolo, su tutte e dodici le tribù di Israele, sul loro impegno ad ascoltare e mettere in pratica tutte le parole del Signore. Le misure del tempio saranno tutte basate sul numero 12. Misure che insieme costituiscono l’identità del popolo, ma che non vengono dall’uomo, sono dettate da Dio. Così che il tempio-casa di Dio tra gli uomini ha le stesse misure del cosmo creato e del microcosmo che è l’uomo. Abitando il tempio allora l’uomo scopre che tutto il creato è un tempio e che egli stesso è tempio del Dio vivente. Entrando nella casa di Dio scopriamo che Dio è entrato dentro di noi, ha scelto la carne dell’uomo come sua casa.
Avvicinandovi a lui [Cristo], pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. [1Pt 2,1-5]
Se la pietra-stele è pietra di testimonianza, noi pietre vive siamo chiamati ad essere testimonianza viva. Come siamo chiamati a fare della nostra vita un sèfer Torah (rotolo della legge), a divenire noi stessi Parola fatta carne in un corpo solo in Cristo… così siamo chiamati a farci tempio, dimora di Dio tra gli uomini. Leggendo-ascoltando-mettendo in pratica la Parola e abitando il tempio impariamo a fare della nostra vita e del cosmo un tempio, fino alla beata visione della Gerusalemme celeste:
Poi venne uno dei sette angeli (…) e mi parlò: “Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello”. L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d’Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello.
Colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L’angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l’altezza sono uguali. (…) E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. (…)
In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l’Onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. [Ap 21,9-21]
* Pietre vive, altare vivente, tempio vivente.
Entrare in una chiesa significa accettare che Cristo entri in noi e che noi entriamo nel suo corpo, riconciliati in unità. Tutta la profonda simbologia dell’architettura di una chiesa ci aiuta a contemplare questo. Qui possiamo richiamare solo alcuni aspetti suggeriti dal nostro contesto. Due su tutti: la pianta costruita a forma di crocifisso (non tanto di croce, ma del corpo di Gesù crocifisso!); e quelle 12 croci che troviamo sui pilastri o sulle pareti, a ricordarci il giorno della dedicazione. Noi (!) siamo corpo mistico di Cristo, tempio di pietre vive edificato sul fondamento dei 12 apostoli e che ha per pietra angolare lo stesso Cristo:
Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito. [Ef 2,19-22]
Per questo infatti chiamiamo con lo stesso nome la chiesa edificio di pietra e la Chiesa di pietre vive, assemblea santa, popolo regale e stirpe sacerdotale. Davvero santo è il tempio di Dio, che siete voi [1 Cor 3,17].
Siamo nel mese di maggio. Il tempo pasquale sta giungendo alla Pentecoste, festa del dono della Legge sul Sinai e festa del nostro nascere come Chiesa. Voglio impegnarmi a guardare a Maria. Maria che ha accettato di essere tabernacolo vivente di Gesù, portandolo nel suo grembo. Maria Madre della Chiesa e modello di essere Chiesa. Perché davvero con il suo esempio e il suo aiuto possiamo essere uno per l’altro dimora visibile di Dio tra gli uomini del nostro tempo. E dal nostro corpo fatto tabernacolo vivente possa ogni giorno farsi carne – nuova creazione – la Parola di Vita: Gesù, che abita in noi.