Solennità del Natale del Signore
di Massimo Palombella
Un insieme di persone e situazioni circondano la nascita di Gesù, persone e situazioni dove possiamo, in qualche modo, riconoscerci.
La paura di Giuseppe davanti a Maria che attende un figlio e la sua fatica nel dover fare un serio discernimento da “uomo giusto”, può essere oggi la mia paura davanti ad una nuova situazione e la mia fatica nel fare un serio discernimento.
L’implicito empirismo di Zaccaria che comprende tutto, decidendo il possibile e l’impossibile nella vita solo e soltanto in relazione alla sua situazione, può essere oggi la mia grande tentazione.
Il “grande spavento” dei pastori alla vista dell’angelo e, nonostante questo, la loro decisione di andare fino a Betlemme, può essere oggi ciò che mi è richiesto, e cioè l’essere capace di decidere e muovermi nonostante il mio essere spaventato e destabilizzato.
La paura di Erode di perdere potere e il suo divenire violento, può essere oggi la mia stessa paura e la mia stessa violenza.
Il desiderio dei Magi, la loro sana ostinazione nel seguire la stella, può essere oggi il mio desiderio e la mia ostinazione.
I bambini ingiustamente uccisi da Erode possono essere oggi il richiamo al dolore delle ingiustizie subite e dei maltrattamenti gratuiti ricevuti.
La fuga in Egitto, la fatica di vivere in una nuova realtà, può essere oggi il mio dover cambiare, la mia stessa fatica nel vivere o ricominciare in una nuova situazione.
In quel bambino indifeso, debole e bisognoso che nel Natale celebriamo, c’è la mia paura, la mia fatica, la mia tentazione, la mia destabilizzazione, la mia violenza, ci sono i miei desideri, la mia ostinazione e determinazione, le ingiustizie e i maltrattamenti…
Tutto ha assunto quel bambino, tutto ha preso su di sé perché tutto ha sanato, tutto ha guarito, tutto ha “redento”.
In Lui nulla è oggetto di vergogna, in Lui nulla è perso, in Lui ogni nostro fallimento, ogni nostro “non riuscire”, ogni nostra destabilizzazione, ogni nostro dolore… Tutto trova casa, collocazione, senso.
Lui, piccolo, debole e indifeso ci attende con il nostro essere piccoli, deboli e indifesi per farci assaporare in Lui null’altro che la “vita in abbondanza”.
L’antifona di ingresso, l’introito della Messa del Giorno del Natale del Signore è tratto dal capitolo IX del Libro del Profeta Isaia (Is 9, 6) con il seguente testo:
“Puer natus est nobis, et filius datus est nobis:
cuius imperium super humerum eius et vocabitur nomen eius, magni consilii Angelus.”
(Ci è nato un bambino, e ci è stato donato un figlio:
il suo dominio è sulle sue spalle, e sarà chiamato angelo del gran consiglio).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è del “Coro De Monjes Del Monasterio De Silos” diretti da Ismael Fernandez De La Cuesta. La tracci musicale è reperibile nel CD “Canto Gregoriano” edito da EMI Music Spain nel 1973.
È interessante confrontare questa antifona del Rito Romano con il Rito Ambrosiano dove alla Messa del Giorno di Natale l’antifona di ingresso – l’Ingressa – è tratta dal capitolo IX del Libro del Profeta Isaia (Is 9, 2.6) e dal capitolo I del Vangelo di Luca (Lc 1, 33) con il seguente testo:
“Lux fulgebit hodie super nos: quia natus est nobis Dominus:
et vocabitur Admirabilis, Deus, Princeps pacis, Pater futuri saeculi:
cujus regni non erit finis.”
(Oggi su di noi splenderà la luce perché è nato per noi il Signore;
e sarà chiamato Ammirabile, Dio, Principe della pace, Padre del secolo futuro:
il suo regno non avrà fine).
Nel Rito romano il presente testo è collocato all’Introito della Messa dell’Aurora del Natale del Signore. Per quanto compete il Rito Ambrosiano, la musica allegata, in Canto Ambrosiano, è tratta dall’Antiphonale Missarum Iuxta Ritum Sanctæ Ecclesiæ Mediolanensis, pubblicato a Roma nel 1935. L’interpretazione è della Cappella Musicale del Duomo di Milano Alla Celebrazione Pontificale del 25 dicembre 2021.
Buon Natale di cuore e un caro saluto.