XVIII Domenica del Tempo Ordinario/C
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Lc 12,13-21) Gesù, una volta di più, indica con chiarezza dove dobbiamo fondare la nostra vita e, conseguentemente, dove risiede il vero valore della nostra esistenza, e cioè su ciò che siamo e non su ciò che facciamo o possediamo.
A divenire persone essenziali e vere come il Signore ci chiama ad essere, impariamo lentamente sapendo collocare con intelligenza e sapienza ciò che accade nella nostra vita.
All’interno di una vera e vitale relazione con il Signore diveniamo capaci – non senza fatica – di collocare le sofferenze, metabolizzare le separazioni, riconoscere e trasformare in risorse le nostre debolezze, trasformare in opportunità i nostri fallimenti.
In sostanza la vera relazione con il Signore ci permette di innescare un sano processo che ci conduce a camminare sempre di più, nonostante le nostre difficoltà e anche le nostre frequenti ribellioni, verso la verità della nostra identità, verso quella essenzialità che rappresenta la vera qualità della nostra vita.
L’antifona di ingresso, l’Introito della celebrazione odierna, è tratto dal Salmo 69 (Sal 69, 2.3.4) con il seguente testo:
“Deus, in adiutórium meum inténde;
Dómine, ad adiuvándum me festína:
confundantur et reveantur inimici mei,
qui quaerunt animam meam.”
(Dio, vieni in mio aiuto, Signore,
affrettati a soccorrermi;
siano confusi e svergognati i miei nemici,
che cercano la mia vita.)
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione si trova su YouTube dove non sono presenti indicazioni .
Buona domenica e un caro saluto.