Liturgia&Musica

Solennità dell’Ascensione del Signore/C

di Massimo Palombella

Francisco Camilo (–1673), Ascensione del Signore, 1651 (Museu Nacional d’Art de Catalunya, Barcellona, Spagna)

La festività odierna fa memoria della salita al cielo di Gesù 40 giorni dopo la Pasqua. L’episodio è narrato principalmente nel Vangelo di Luca (Lc 24, 50-53) e negli Atti degli Apostoli (At 1, 3-11). L’origine di questa Celebrazione viene attestata a partire dal IV secolo. Negli scritti di San Giovanni Crisostomo e San Gregorio di Nissa l’Ascensione è talvolta citata e il Simbolo niceno-costantinopolitano ricorda questo episodio nella vita di Gesù. Nel XV secolo questa festa aveva un’ottava che fu poi soppressa da Papa Leone XIII in favore della novena di Pentecoste.

La corretta collocazione liturgica della Solennità dell’Ascensione del Signore è il giovedì della VI settimana di Pasqua (esattamente 40 giorni dopo la Pasqua). Nei paesi dove tale solennità non è vacanza, si posticipa alla domenica successiva, la VII del Tempo di Pasqua.

L’Ascensione del Signore attesta la nostra destinazione finale dicendo in modo esplicito che l’eternità ci appartiene, che siamo costituiti, abilitati a vedere Dio, e che tutta la nostra storia, le nostre scelte, le nostre gioie, i nostri dolori, le nostre fatiche, la nostra libertà, tutto lentamente scolpisce e modella quel volto che sarà nostro per sempre. Inoltre, l’Ascensione è la “separazione” di Gesù dagli Apostoli e quindi – come ogni nostra separazione nella vita – una grande occasione per maturare verso quella sana autonomia che determina in modo sostanziale la nostra identità. E ogni separazione immediatamente risuona come lontananza ma, curiosamente, può condurci ad una maggiore vicinanza, quella interiore. Anche gli Apostoli hanno dovuto passare da una relazione “storica” con Gesù ad una più profonda, interiore, quella sola relazione che ha permesso loro di vivere e morire per Lui. Noi, come gli Apostoli, senza separazioni non giungiamo davvero alla verità delle nostre relazioni, non diveniamo veramente capaci di vivere in abbondanza, non ci prepariamo alla vita senza fine.

L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal Salmo 46 (Sal 46, 6) con il seguente testo:

Ascendit Deus in iubilatione, Dominus in voce tubae, alleluia.

Ascende Dio tra voci di giubilo, il Signore al suono di tromba, alleluia.

La musica allegata è di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), e proviene dal libro degli “Offertoria totius anni” pubblicato a Venezia nel 1594 (Offertoria totius anni [Venetiis, apud Angelum Gardanum 1594]). L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale del Duomo di Milano al Concerto nella Chiesa di san Gottardo in Corte (Milano), l’8 maggio 2025.

Buona domenica e un caro saluto.