Liturgia&Musica

III Domenica Tempo di Quaresima/C

Massimo Palombella

James Tissot (1836–1902), Parabola del fico sterile (Brooklyn Museum, New York, USA)

Nel Vangelo di oggi (Lc 13,1-9) Gesù racconta la parabola del fico che non produce frutto e della volontà del padrone di tagliarlo.

Ognuno di noi può trovarsi nella stessa situazione del fico, e cioè di non riuscire, di non trovare la forza di fare la verità, di comprendere benissimo cosa deve fare, ma di non esserne capace.

Sono queste situazioni – dove tocchiamo e sperimentiamo la nostra debolezza e dove si frantuma ogni nostra atavica difesa – che ci dispongono, non senza dolore, a poter cogliere la concreta e insieme discreta presenza di Dio nella nostra vita.

Un Dio che si rivela nelle persone che ci circondano, che mostra il suo amore e la sua pazienza prendendosi cura di noi oltre ogni nostra aspettativa, e volendoci bene oltre ogni nostro schema.

Un Dio che, come il vignaiolo, si prende cura delle nostre incapacità e non smette di avere pazienza, guarda “oltre” il nostro puntuale non riuscire affinché impariamo a fare lo stesso con chi ci è accanto.

Il “tratto” della Celebrazione odierna proviene dal Salmo 122 (Sal 122, 1-3) con il seguente testo:

Ad te levavi oculos meos, qui habitas in caelis.
Ecce sicut oculi servorum in manibus dominorum suorum.
Et sicut oculi ancillae in manibus dominae suae.
Ita oculi nostri ad Dominum Deum nostrum, donec misereatur nostri.
Miserere nobis, Domine, miserere nobis.

A te ho levato i miei occhi, a te che abiti nei cieli.
Ecco come gli occhi dei servi alle mani dei loro padroni.
E come gli occhi della serva alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi sono rivolti al Signore Dio nostro, finché abbia pietà di noi.
Pietà di noi, Signore, pietà di noi).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. La traccia musicale si trova su YouTube dove non ci sono indicazioni circa l’interpretazione.

Buona domenica e un caro saluto.

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