Liturgia&Musica

VII Domenica del Tempo Ordinario/C

di Massimo Palombella

Carl Bloch, Il Discorso della montagna 1890 (The Museum of National History, Frederiksborg Castle, Danimarca)

Nel vangelo di oggi (Lc 6,27-38) Gesù ai suoi discepoli, in modo chiaro e diretto, chiede di amare i nemici, di fare del bene a coloro che ci odiano, di benedire coloro che ci maledicono e di pregare per coloro che ci maltrattano. Non sono richieste semplici, e ciò che è sotteso a queste istanze è qualcosa di molto profondo che coinvolge, se siamo onesti, le nostre relazioni ancestrali. Infatti, diveniamo capaci di uno sguardo benevolente verso chi ci fa soffrire solo quando iniziamo a connettere la sofferenza che viviamo oggi con quella del nostro passato. Spesso chi ci fa soffrire, chi percepiamo come “nemico” è semplicemente la proiezione di ciò che ancestralmente ci ha fatto soffrire. Davanti alla non considerazione di qualcuno – che tanto ci fa soffrire – vi è la non considerazione di nostro padre, di nostra madre; davanti al percepire taluno come minaccia – e quindi come potenziale nemico – vi è, spesso, il non aver collocato ciò che da bambini abbiamo subìto come minaccia. E gli esempi potrebbero moltiplicarsi. In sostanza, il Signore ci chiede, oltre una dimensione “volontaristica” (che nella nostra vita rimane importante e fondamentale per avviare qualunque cammino) di incontrare le nostre sofferenze, i nostri non facili rapporti ancestrali, assumere tutto e andare “oltre”. Solo così possiamo lentamente maturare quel necessario sguardo benevolente e ricco di misericordia verso la realtà, verso ogni persona, verso chi ci ha fatto soffrire oggi e nel nostro passato. A questo proposito, con un realismo disarmante, Oscar Wilde nel “Il ritratto di Dorian Gray” afferma: “All’inizio i figli amano i genitori; diventando grandi li giudicano; qualche volta li perdonano”. Essere “oltre” significa percepire che davvero “tutto è grazia”, è innestarsi nella stessa logica di Dio che “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45), è iniziare a gustare cosa davvero significhi “vita in abbondanza”.

L’antifona di Comunione della Celebrazione odierna è tratta dal Salmo 9 (Sal 9, 2. 3) con il seguente testo:
Narrabo omnia mirabilia tua:
laetabor et exsultabo in te:
psallam nomini tuo, Altissime.

(Narrerò tutte le tue meraviglie.
Mi allieterò ed esulterò in te.
Salmeggerò al tuo nome, Altissimo).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è dei Cantori Gregoriani del Pontificio Istituto di Musica Sacra di Milano diretti da Fulvio Rampi. La traccia musicale è reperibile nel CD “Canto Gregoriano” pubblicato da Rusty Records nel 2003.

Buona domenica e un caro saluto.

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