Solennità di Maria Santissima Madre di Dio
di Massimo Palombella
La festa odierna è strettamente connessa con il titolo di Theotokos attribuito a Maria dal Concilio di Efeso del 431.
La Liturgia celebrava fin dal IV secolo una memoria con il titolo di Maria Madre di Dio e diversi riti orientali la celebrano tuttora intorno al Natale.
A partire dal sec. VIII a Roma si celebrava il “Natale sactae Mariae” (Natale di Santa Maria), di cui la solennità odierna conserva il ricco contenuto mariano dei testi liturgici (preghiere, antifone e responsori).
Nel 1931 papa Pio XI incluse questa festa nel Calendario Romano per commemorare il Concilio di Efeso fissandone la fata l’11 ottobre.
La riforma Liturgica del Concilio Vaticano II trasferì questa festa all’ultimo giorno dell’Ottava di Natale con il grado di solennità.
Celebrare Maria “Madre di Dio” è posizionarsi all’origine di tutti i dogmi mariani compresi nel corso della storia ed è un immergerci, una volta di più, in ciò che caratterizza il Cristianesimo rispetto ad ogni altra religione, e cioè l’Incarnazione, Dio fatto uomo. Infatti, tutte le discussioni del Concilio di Efeso sottendono la preoccupazione della Chiesa di salvaguardare e affermare che Gesù è totalmente uomo e totalmente Dio, oltre ogni comprensione platonica o aristotelica della realtà.
Tutta la nostra umanità è stata assunta da Dio perché davvero tutto è stato salvato. Non esiste, quindi, più nulla della nostra umanità che debba essere tolto, eliminato, dimenticato per poter vivere in pienezza. Il dolore, la sofferenza, la sconfitta, l’abbandono, la morte, ma anche l’amore, la passione, il desiderio… tutto è destinato alla luce, al senso, alla resurrezione, proprio perché tutto è stato assunto da Dio.
Solo in questa prospettiva possiamo comprendere perché Maria può essere solennemente chiamata “Madre di Dio”, di un Dio che ha assunto tutta la vicenda umana, compreso il crescere nel grembo di una donna, il nascere, il maturare nella comprensione di sé con i ritmi umani e in una famiglia…
Questo Dio è il Dio cristiano che, se davvero incontrato esistenzialmente nella nostra vita, conduce lentamente ognuno di noi alla realtà, alla necessaria comprensione di sé, ad una sana concretezza, a non fuggire dalla storia, a riconoscerlo e incontrarlo in ogni persona, a fare il proprio lavoro con professionalità, a non fuggire i problemi, a non confondere la verità, la giustizia e la misericordia con uno sterile “buonismo” volto solo a stare perversamente tranquilli… In sostanza incontrare il Dio Cristiano significa comprendere che lo stesso Dio e la verità di me mi attendono solo e soltanto nella storia, nella realtà, proprio perché qui – e solo qui – Dio si è rivelato.
L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna ha il seguente testo:
Felix namque es, sacra Virgo Maria, et omni laude dignissima:
quia ex te ortus est sol justitiae, Christus Deus noster.
(Felice davvero sei, santa Madre di Dio, e degna di ogni lode,
perché da te è sorto il sole di giustizia, Cristo Dio nostro)
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della Schola Hungarica Zenekara diretta da Albert Simon.
Buona solennità, felice anno nuovo e un caro saluto.