III Domenica del Tempo di Avvento/C
di Massimo Palombella
La domenica attuale è chiamata “Gaudete” dalla prima parola dell’Introito, il cui testo (Gaudete in Domino semper: iterum dico, gaudete. Dominus enim prope est) è tratto dal capitolo quarto della Lettera di Paolo Apostolo ai Filippesi (Fil 4,4.5). Oggi il colore dei paramenti è rosaceo (come nella domenica “Laetare” in quaresima), per indicarci plasticamente che il Natale è prossimo, che il Signore è vicino e che per questo dobbiamo rallegrarci.
Nel Vangelo di oggi (Lc 3,10-18) le folle, dei pubblicani e alcuni soldati interrogano Giovanni il Battista con la stessa domanda: “Cosa dobbiamo fare?”.
È interessante notare che la loro domanda nasce da un’aspettativa, dall’attesa del Messia. E la loro domanda potrebbe essere anche la nostra domanda, quella domanda che, se abbiamo il coraggio di lasciarla esistere, emergere, ha la capacità di cambiare in meglio la nostra vita, di trasformare la nostra esistenza in “storia di salvezza”. Infatti, darci il permesso di smetterla di avere una risposta certa e sicura su ogni cosa della vita, ci permette aprire uno spiraglio, una piccola fessura alla possibilità di incontrare il vero Dio, oltre ogni nostra invenzione.
Che cosa devo fare circa la mia vita, le mie scelte esistenziali e professionali, i miei affetti, mia moglie, mio marito, le mie appartenenze, la mia storia, le mie debolezze, le mie radici, i miei figli, i miei condizionamenti, l’uomo, la donna che posso e devo essere?
Se tutto questo lo metto davanti a Dio, se mi apro alla possibilità che il vero Dio possa volermi bene e condurmi per le sue vie, inizio a sperimentare una vita dove posso finalmente “lasciare”, dove le cose possono succedere e dove io posso vivere in pienezza, posso lasciare che il Signore mi faccia sperimentare la “vita in abbondanza”.
Attendere davvero il Signore è, in sostanza, essere disposti a “lasciargli spazio” perché la nostra vita possa essere migliore.
Il Graduale della celebrazione odierna è tratto dal salmo 79 (Sal 79, 2. 3) con il seguente testo:
Qui sedes, Domine, super Cherubim, excita potentiam tuam, et veni.
Qui regis Israel, intende: qui deducis, velut ovem, Joseph
(Signore, che siedi sui cherubini, risveglia la tua potenza e vieni.
Tu che governi Israele, ascolta, tu che conduci Giuseppe come una pecorella).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione e della “Choralschola der Wiener Hofburgkapelle” diretta da Hubert Dopf. La traccia musicale è reperibile nel CD “Gregorian Chant” pubblicato da Universal International Music B.V. nel 1997.
Buona domenica e un caro saluto.