In ascolto di Esodo

Le Tue mani mi hanno plasmato

In ascolto di Esodo (Es 28,40-43) – Avvento 2024

a cura di Gianmartino Maria Durighello e Gruppo Esodo, Piccoli amici di Maria Maddalena

Auguste Rodin, La mano di Dio, 1902

Carissimi amici,
ci fermiamo oggi su una parola che è emersa in modo forte nel nostro ultimo incontro: le mani! Abbiamo infatti ascoltato le prescrizioni per l’investitura dei sacerdoti e ci siamo soffermati in particolare sull’espressione “darai loro l’investitura” (Es 28,41) meditandola nel suo significato letterale: “riempirai la loro mano”. Abbiamo visto come il rito di investitura prevede questo gesto molto forte di riempire le mani dei sacerdoti con il sangue e parti insanguinate dell’Agnello sacrificale, chiamato “agnello del riempimento”.

Oggi, quindi, e nei prossimi due incontri, vorremmo in un certo senso sospendere l’ascolto del racconto di Esodo e soffermarci a meditare su questa parola che ci è donata: le mani.

  • le mani del Padre innanzitutto;
  • le mani del Figlio, sulle strade della Palestina nel cammino verso il compimento del suo mistero pasquale, sulla croce, nel sepolcro e nel giardino della risurrezione;
  • e dalle mani del Padre attraverso le mani del Figlio nel dono dello Spirito Santo… le nostre mani.

Sulla profonda simbologia delle lettere Yod e Dalet che compongono la parola ebraica Yad-mano, rimandiamo a quanto abbiamo considerato nel precedente incontro: https://psallite.net/wp/2024/10/30/le-mani-dei-sacerdoti-riempite-del-sangue-dellagnello/

Aggiungiamo qui che la radice della parola yad-mano è legata al verbo yada‘-conoscere.

«yada‘ – conoscere» significa anche “amare”, “l’unirsi corporalmente di un uomo e di una donna”.

Adamo conobbe (yada‘) Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino. [Gen 4,1]

Da qui il celebre detto “conoscere in senso biblico”.

La conoscenza, infatti, non è un puro atto intellettivo, astratto, ma concreto, che passa attraverso la nostra corporeità, i nostri sensi.

Pensiamo al bambino che vuole toccare tutto. Il bambino “conosce” toccando… Conosce attraverso la propria mano! E così Tommaso conoscerà la nuova vita del Risorto toccando con la propria mano il costato aperto del suo Signore.

ignoto, La mano di Dio, San Clemente di Taüll, Catalogna, Spagna

* Le mani di Dio creatore, padre e salvatore
L’iconografia antica non rappresenta mai Dio Padre con volto e corpo, ma semplicemente con una mano che appare, entra nell’immagine come dal nulla o da un clipeo di gloria. È il totalmente altro, l’inconoscibile, che si rivela, si fa conoscibile attraverso l’opera delle sue mani. Noi non possiamo vedere Dio. Lo possiamo vedere attraverso la sua misericordia, attraverso l’«opera delle sue mani».

* Le tue mani mi hanno plasmato [Gb 10,8]
La prima opera delle sue mani la vediamo in noi, sue creature, e nell’universo creato. Vediamo poi l’opera delle sue mani nella sua provvidente misericordia, nell’esodo della nostra storia.

Contempliamo allora questo verbo: plasmare. Dio creatore non resta estraneo, al di fuori, lontano dalla sua creatura. Ma la chiama alla vita attraverso le sue mani, mani che plasmano.

Riscopriamo l’essere creati, plasmati dalla mano di Dio. Abbiamo tutti presente il gioco di mani e di dita nella creazione di Michelangelo alla Sistina.

L’amica Francesca ci propone ora la meditazione di una scultura, il marmo Mano creatrice di Auguste Rodin (1840-1917). Da un blocco di marmo grezzo spunta una mano, la mano del Creatore, a plasmare la coppia, Adamo-Eva, uomo e donna stretti in un ancestrale abbraccio, avvolti come un feto, che viene alla vita staccandosi dalla materia.

Davvero è importante e bello sentire queste mani su di noi. Ridiciamolo: creare non è una azione astratta, di un Dio che “da fuori” ci chiama alla vita. Ci plasma! Nasciamo plasmati dalla mano di Dio. E ancora contempliamo che la creazione non è un atto puntuale: la creazione (cosmo e storia) “geme e soffre le doglie del parto” (Rm 8,22).

Il cosmo e la storia sono come il ventre immenso e molteplice (…) dove si compie la mia generazione, l’«ambiente divino» del mio divenire figlio.
[C. Carretto, Padre mio mi abbandono a Te]

Rembrandt (1606–1669), Il ritorno del figlio prodigo, particolare (Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo)

E allora la mano del Padre ci accoglie, misericordiosa. Nelle Sue mani vediamo il volto di un Dio che è Padre e che è Madre. È stupenda l’intuizione di Rembrandt nel dipingere il Ritorno del figliol prodigo – come ci ricorda l’amica Paola. Le mani del genitore che si appoggiano amorevoli sulle spalle del figlio inginocchiato davanti a lui sono dipinte dall’artista fiammingo una come una mano maschile, di padre; l’altra femminile, di madre.

 * Toccati-conosciuti da Dio. La mano di Dio che pesa su di noi – ci suggerisce l’amica Sibylle – ci richiama ancora l’immagine dei bambini che toccano tutto e toccando conoscono. Sentiamo il

peso della mano di Dio su di noi… Pensiamo allora: Dio ci tocca, Dio ci conosce. È bello, ci consola questo sentirci conosciuti, toccati…

Perché Tu, Signore, Tu ci hai fatti e ci conosci. E ovunque io possa andare (folle!) lontano da Te, Tu mi guidi con la tua mano, mi afferri con la tua destra:

Signore, tu mi scruti e mi conosci (…)
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano. (…)
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra. [Sal 138,1ss]

* La Tua destra.
Abba Evagrio nel suo Anthirretico ci propone di recitare alcuni versetti dal cantico del Mare (Es 15,6-7) quando, dopo essere usciti vittoriosi dalla lotta contro il pensiero della tristezza, corriamo il rischio di cadere nella superbia. Ricordiamo così che non la nostra mano, ma la Sua mano ci ha salvati:

Al Signore, a causa del pensiero della superbia che mi esalta perché con la mia forza ho sconfitto i demoni della tristezza:
la tua destra, Signore, ha trionfato con potenza;
la tua mano destra, Signore, ha annientato i nemici.
E la grandezza della tua gloria ha abbattuto gli avversari.
[Evagrio Pontico]

* Cristo è la Destra del Signore. Questa destra, la destra di Yhwh – contemplano i Padri – è Cristo. La destra è il Figlio di Dio (Atanasio). La destra del Signore mi ha donato la vittoria nella Passione (Girolamo).

La destra del Signore ha fatto prodezze.
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze. [Sal 117,15-16]

Ci piace farci aiutare dal canto gregoriano. L’antifona gregoriana Dextera Domini canta questi versetti dal salmo 117 con un duplice movimento discendente, dall’apice del canto al grave, in basso, dove ci troviamo noi, che ci riconosciamo tutti nel pronome “me”. Contempliamo quanto scende, quanto si abbassa verso di noi questa mano destra, fino a donarsi nell’incarnazione del Figlio, mano crocifissa sull’albero di salvezza.

Nella cadenza finale contempliamo come sul verbo “exaltavit” la melodia sale un poco come a disegnare questa mano che “ha sollevato me, proprio me”. E l’ultima parola, appunto: “me”. Con sincera commozione consideriamo come tutto questo discendere, abbassarsi, come tutto il mistero dell’Incarnazione ha per oggetto me, proprio me, così in basso. In questo “me” vediamo ognuno di noi e tutti noi, nessuno escluso.

 Vorremmo ora che la nostra meditazione si facesse contemplazione. Leggendo la Bibbia… Nella preghiera del Salterio… Nella nostra preghiera quotidiana… Proviamo a considerare quante volte (!) incontriamo “le mani” di Dio! La sua mano, la sua destra, il suo braccio…

Vogliamo allora riascoltare assieme alcuni versetti come lo Spirito ha intessuto per noi, attraverso la Parola, la Liturgia, nella nostra preghiera quotidiana:

 * Le mani e il Nome.
Le mani di Dio sono abbinate al suo santo Nome nel cantare la sua potenza e grandezza:

(…) per le mani del Potente di Giacobbe,
per il nome del Pastore, Pietra d’Israele. [Gen 49,24]

* Noi vediamo Dio attraverso l’opera delle sue mani. La mano potente di Dio, il suo braccio teso, la sua destra… che noi vediamo nella nostra storia agire in nostra salvezza, ci rivelano il volto e il nome di Dio, presente qui, in mezzo a noi:

Anche lo straniero, che non è del tuo popolo Israele, se viene da una terra lontana a causa del tuo nome, perché si sentirà parlare del tuo grande nome, della tua mano potente e del tuo braccio teso, se egli viene a pregare in questo tempio, tu ascolta nel cielo, luogo della tua dimora, e fa’ tutto quello per cui ti avrà invocato lo straniero, perché tutti i popoli della terra conoscano il tuo nome, ti temano come il tuo popolo Israele e sappiano che il tuo nome è stato invocato su questo tempio che io ho costruito. [1 Re 8,41ss]

* Il Santuario, opera delle sue mani.
Pensiamo: la dimora di Dio-con-noi è opera delle sue mani, non nostra. È vero che Egli comanda a Mosè, al popolo, a noi di erigerla, ma è opera… delle sue mani.

Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato. [Es 15,17]

* Mano che libera, conduce, guida.
Fondamentale per Israele, lo sappiamo, è l’esperienza dell’Esodo, di come il Signore con mano potente e braccio teso ha liberato il suo popolo e lo ha condotto alla sua santa Dimora.  Tutta la storia di Israele è fortemente caratterizzata dalla memoria di questo evento salvifico e fondante l’identità del popolo:

Ricòrdati di quello che il Signore, tuo Dio, fece al faraone e a tutti gli Egiziani: le grandi prove che hai visto con gli occhi, i segni, i prodigi, la mano potente e il braccio teso, con cui il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire. [Dt 7,18-19]

* Mano che corregge.
Tutta questa storia è storia di un Dio che regge e governa il suo popolo con mano forte e braccio potente. Guidandolo, ma anche correggendolo, per ricondurlo sempre alla fedeltà della sua alleanza.

Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio -, io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e con ira scatenata. Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli e vi radunerò da quei territori dove foste dispersi (…). Come giudicai i vostri padri nel deserto del paese d’Egitto, così giudicherò voi, oracolo del Signore Dio. Vi farò passare sotto il mio bastone e vi condurrò sotto il vincolo dell’alleanza.  [Ez 20,33-37]

 * La nostra vita nelle sue mani.
L’uomo cresce allora nella consapevolezza che la sua vita è tutta nelle mani di Dio. E Dio stesso ci rassicura che mai potrà dimenticarsi dei suoi figli. In una immagine stupenda, tramite il profeta Isaia, il Signore dice a Sion che non la potrà dimenticare, che la ha disegnata sulle palme delle sue mani:

(…) non ti dimenticherò mai.
Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato. [Is 49,15-16]

* Mano che pesa su di noi.

La mano di Dio Padre creatore e salvatore e re e pastore è allora anche mano che pesa su di noi, ma per conservarci nella sua fedeltà. La stessa sofferenza che esperimenta nella vita sua e della sua famiglia, viene dall’uomo riferita a Dio, tanto da gridare a Lui come Giobbe (lo stesso Giobbe che prima aveva detto: le tue mani mi hanno plasmato!):

Allontana da me la tua mano! [Gb 13,21]

* Ti loderò, Signore, per l’opera delle tue mani.
Ma proprio nella nostra storia di sofferenza, proprio nel nostro esodo, contempliamo che è il Signore, con la sua mano, che combatte e trionfa e opera meraviglie per noi, con noi e in noi. Scaturisce allora la lode e il rendimento di grazie:

Allora anch’io ti loderò,
perché hai trionfato con la tua destra. [Gb 40,14]

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. [Sal 97,1]

Mostrami i prodigi della tua misericordia,
tu che salvi dai nemici chi si affida alla tua destra. [Sal 16.7]

Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
la tua destra mi ha sostenuto,
mi hai esaudito e mi hai fatto crescere. [Sal 17,36]

Ora so che il Signore dà vittoria al suo consacrato;
gli risponde dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra. [Sal 19,7]

La tua mano raggiungerà tutti i nemici,
la tua destra raggiungerà quelli che ti odiano. [Sal 20,9]

Non con la spada, infatti, conquistarono la terra,
né fu il loro braccio a salvarli;
ma la tua destra e il tuo braccio e la luce del tuo volto,
perché tu li amavi. [Sal 43,4]

* Tu, Signore, hai “snudato” il tuo braccio.
Con la concretezza che ci siamo abituati ormai a gustare come propria delle lingue antiche, ecco ora la bella e forte immagine di un Dio che snuda il suo braccio davanti alle nazioni. Lo vediamo “farsi su” le maniche e venirci in aiuto:

Il Signore ha snudato il suo santo braccio davanti a tutte le nazioni. [Is 52,10]

* Tu ci hai preso per mano.
Allora vogliamo stringerci con tutto il nostro essere al nostro Dio, cercando sostegno nella sua mano. E il Signore ci risponde che Egli è sempre con noi, che ci ha preso per mano, come un Padre il suo bambino, come lo Sposo la sua Sposa.

A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene. [Sal 62,9]

Ma io sono sempre con te:
tu mi hai preso per la mano destra. [Sal 72,23]

Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano. [Is 42,6]

Gettiamoci nelle mani del Signore
e non in quelle degli uomini [Sir 2,18]

* Perché… ritiri la tua mano?
A volte, però, ci può sembrare che il Signore sia lontano, che si sia dimenticato dei suoi figli. Allora la nostra preghiera si innalza a chiedere che non ritiri mai la sua mano:

Perché ritiri la tua mano
e trattieni in seno la tua destra? [Sal 73,11]

Proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte. [Sal 79,16.18]

Tu vedi l’affanno e il dolore,
li guardi e li prendi nelle tue mani. [Sal 9,14]

 * La nostra vita nelle Tue mani.
Perché la nostra vita è nelle Tue mani, Signore! E nelle Tue mani consegniamo il nostro respiro, il soffio vitale che Tu ci hai dato. Sentiamo come Tu stesso nel tuo Figlio hai preso in Te fino alla morte, e alla morte di croce questo nostro grido:

Nelle tue mani è la mia vita [Sal 15,5]

Nelle tue mani affido il mio spirito [Sal 30,6]

* Tutto è nelle Tue mani.
Perché, Signore, Tu ci hai fatto, Tu hai fatto tutte le cose. E tutto è nelle tue mani:

Nella sua mano sono gli abissi della terra,
sono sue le vette dei monti.

Suo è il mare, è lui che l’ha fatto;
le sue mani hanno plasmato la terra. [Sal 94,4-5]

Le anime dei giusti (…) sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà. [Sap 3,1]

Nelle sue mani siamo noi e le nostre parole,
ogni sorta di conoscenza e ogni capacità operativa. [Sap 7,16]

* Come le mani del vasaio. Continuiamo a gustare la concretezza di queste immagini: un Dio che ci disegna sulle palme delle sue mani; un Dio che ci plasma con le sue mani. Ed ecco ora l’immagine del vasaio:

Come argilla nelle mani del vasaio
che la modella a suo piacimento,
così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati
e li ricompensa secondo il suo giudizio. [Sir 33,13]

Come l’argilla è nelle mani del vasaio,
così voi siete nelle mie mani [Ger 18,6]

 * Ha spiegato la potenza de suo braccio.
L’icona di Maria nel Magnificat raccoglie e canta in modo stupendo questo mistero. Io magnifico il Signore perché ha guardato proprio me, ha guardato l’umiltà della sua serva e ha fatto in me, proprio in me, cose grandi. Ha spiegato la potenza del suo braccio e ha esaltato gli umili (cf. Lc 1,46-55).

Ai Vespri, al tramontare del Sole, ogni giorno facciamo memoria di questo abbassarsi del Figlio fino a noi, contemplando queste mani inchiodate sulla croce e rendiamo grazie per il mistero di questo giorno che nella sua Pasqua ci è donato.

E al finire di ogni giorno, a Compieta, cantiamo con Cristo in Croce al Padre: Signore, nelle tue mani affido il mio spirito.

* Signore, nelle tue mani affido il mio spirito.
Nella mia esperienza di preghiera insieme con gli amici, soprattutto giovani, studenti ed ex studenti, ho e abbiamo sempre constatato come la Compieta sia l’ora che più ci riempie di commozione, più ci affascina. Attendiamo l’ora di Compieta come la più bella del giorno.

L’amico Matteo osserva che la notte, per la sua ambivalenza tra la dimensione del riposo, della pace e insieme dell’incertezza, del buio… proprio la notte sia l’ora nella quale è importante e bello affidarsi nelle mani del Padre. Perché… e qui Matteo condivide due bellissimi versi di una poesia di Franco Arminio:

Qualunque essere umano
può morire se non lo tocchiamo. [F. Arminio, Sacro minore]

L’amica Paola aggiunge che il bambino appena nato se non è toccato muore. Domenico ci ricorda un tragico evento risalente al tempo dell’autoritarismo di Ceaușescu. Non dimentichiamo l’orrore di Berevoiesti, nel sud della Romania, con circa 80mila tra bambini, giovani e adulti, resi schiavi per anni. E di come molti bambini orfani, rinchiusi in gabbia, si lasciassero morire.

Di fronte a questo orrore… dalle mani di Dio alle nostre mani. Lo approfondiremo nei prossimi incontri, ma non possiamo non accogliere già qui questa chiamata, questo mandato. La mano di Dio – osserva Francesco – ha bisogno delle nostre mani. Pensiamo alle mani alzate di Mosè e sorrette da Aronne mentre Giosuè combatteva contro Amalek.

Pensiamo – come ci suggerisce Luis – a quanto dice dell’Amore il padre Agostino d’Ippona:

Che aspetto ha l’amore?
Ha le mani per aiutare gli altri.
Ha i piedi per camminare incontro ai poveri e ai bisognosi.
Ha gli occhi per vedere la sofferenza e il bisogno.
Ha le orecchie per ascoltare i sospiri e i dolori degli uomini.
Ecco come appare l’amore.

Noi – continua Francesco – siamo compartecipi, corresponsabili dell’opera di Dio. Ed è amore!

Come bambini che non possono vivere senza le Tue mani, mio Signore, e Padre e Madre e Sposo… Dal mattino alla notte… dal primo vagito all’ultimo respiro…

Signore, nelle tue mani affido il mio spirito.

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