Liturgia&Musica

XXIX domenica del Tempo Ordinario/B

di Massimo Palombella

Jan van Eyck, Cristo Re, particolare del polittico dell’Agnello Mistico,
(1426-1432), Cattedrale di San Bavone (Gand, Belgio)

Nel Vangelo di oggi (Mc 10, 35-45) Gesù, con un linguaggio semplice e tipico della cultura nella quale viveva, parla delle nostre aspirazioni, dei nostri bisogni. Gesù pone in connessione il bisogno di “diventare grandi” con il servire, e quello dell’essere “il primo” con il divenire “schiavo di tutti”.

È interessante notare come, attraverso questo semplice linguaggio, ci viene comunicata una questione fondamentale della nostra vita, e cioè la necessità di essere in contatto con i nostri bisogni profondi, di essere “famigliari” a noi stessi. Infatti, se non siamo in contatto con i nostri bisogni, con facilità questi si manifestano nella nostra vita in modo disordinato, non armonico, in modalità che spesso comunicano l’esatto opposto di quanto i nostri bisogni vorrebbero esprimere e realizzare.

Il nostro bisogno di maternità e paternità, se non incontrato e riconosciuto si può manifestare con la necessità di comandare, di asservire le persone intorno a noi. Il nostro bisogno di essere riconosciuti e amati, se non incontrato e accettato, ci può trasformare in persone possessive, gelose, invidiose.  Il nostro bisogno di realizzare la vita, se non metabolizzato e collocato in un sano progetto, ci può trasformare in carrieristi che sono capaci di passare sopra tutto e tutti senza alcun normale rispetto di chi ci sta intorno.

In sostanza, i nostri bisogni sono ciò che ci permette di vivere in pienezza, di essere nella “vita in abbondanza”, e Gesù ci indica la strada per trasformare i nostri bisogni nelle nostre migliori risorse.

Tutti i nostri bisogni, le nostre aspirazioni possono vivere, esistere, trovare spazio di manifestazione se incontrati, capiti, collocati, se vengono “umanizzati” attraverso un lento processo di “intelligenza” non esente da fatica e sofferenza, come ogni cosa vera e autentica della nostra vita.

Il Graduale della Celebrazione odierna è tratto dal Salmo 27 (Sal 27, 9. 1) con il seguente testo:
“Salvum fac populum tuum, Domine:
et benedic hereditati tuae.
Ad te, Domine, clamavi:
Deus meus, ne sileas a me,
et ero similis descendentibus in lacum.”

(Salva il tuo popolo, Signore,
e benedici la tua eredità.
A te, Signore, ho gridato:
Dio mio non stare in silenzio con me,
perché io non sia come quelli che scendono nella fossa).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. La traccia musicale è reperibile su YouTube dove non ci sono indicazioni circa l’interpretazione.

Buona domenica e un caro saluto.

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