XX Domenica del Tempo Ordinario/B
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Gv 6, 51-58) Gesù definisce sé stesso “Pane vivo, disceso dal cielo” e afferma che “Chi mangia questo pane vivrà in eterno”. Nutrirsi davvero del Signore è un lento cammino che essenzializza la nostra vita. Nutrirsi del Signore è togliere piano piano dalla nostra esistenza tutto ciò che ci rende sazi ma non ci nutre, tutto ciò che, in qualche modo – e forse impercettibilmente -, appesantisce il nostro cammino impedendoci di vivere come dovremmo. Nutrirsi del Signore è conoscere noi stessi, e più ci conosciamo, più diamo un nome ai nostri dolori, capiamo la nostra rabbia, e più ci avviciniamo al Signore che abita nella nostra debolezza per trasformarla nella nostra più grande forza. Nutrirsi del Signore è un lento e, talvolta, faticoso cammino dove impariamo a gustare la “vita in abbondanza”, impariamo a voler bene e volerci bene, a perdonare e a perdonarci, a vivere con quel retrogusto che ha il sapore di eternità e che possiamo esperire storicamente nell’Eucaristia, “pegno della gloria futura”.
L’antifona di Comunione della Celebrazione odierna è tratta dal sesto capitolo del Vangelo di Giovanni (Gv 6, 57) con il seguente testo:
“Qui manducat carnem meam, et bibit sanguinem meum,
in me manet, et ego in eo, Dicit Dominus.”
(Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue
rimane in me ed io in lui, dice il Signore).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della Nova Schola Gregoriana diretta da Alberto Turco. La traccia musicale è reperibile nel CD “Adorate Deum / Gregorian Chant From the Proper of the Mass” pubblicato da Naxox nel 1993.
Buona domenica e un caro saluto.