Liturgia&Musica

XIX Domenica del Tempo Ordinario/B

di Massimo Palombella

Raffaello Sanzio, Disputa del Sacramento, 1509, (Stanza della Segnatura, Città del Vaticano)

Nel Vangelo di oggi (Gv 6, 41-51) Gesù si definisce “pane vivo disceso dal cielo” e afferma che il mangiare questo pane permette di non morire e di vivere in eterno. Il riferimento che immediatamente tutti comprendiamo è all’Eucaristia.

Vi è però un atteggiamento previo che permette di collocare esistenzialmente la citata Eucaristia togliendola da una comprensione che rischia di essere “magica”.

Infatti, esiste una relazione con il Signore – con categorie storiche, umane – che ognuno di noi è chiamato a intraprendere, costruire, curare. Una relazione che va oltre all’educazione ricevuta, ai luoghi comuni che abbiamo imparato da bambini al catechismo. Una relazione “personale”, analoga a quando ci innamoriamo, ci leghiamo intimamente e decidiamo di costruire il nostro futuro con una persona. Una relazione dove ci si appartiene, si divine una cosa sola e, in forza di questa unione, si guarda e interpreta la realtà, il proprio passato, il proprio futuro. Non possiamo vivere senza una relazione così, non possiamo vivere senza essere innamorati, senza una consegna della nostra vita, senza un punto focale capace di metabolizzare, fondere le nostre forze e debolezze, capace di trasformare i nostri insoluti in senso, la nostra terra arida in un giardino, le nostre morti in vita, il nostro tempo limitato in eternità. Ecco perché la vera relazione con il Signore ci permette percepire il “per sempre”, di avere uno sguardo oltre la morte. Questa intima relazione va oltre e contiene ogni nostra relazione umana e ne permette la retta collocazione e la vera qualità.

L’Eucaristia è il divenire storico, concreto della succitata relazione, dove il Signore si metabolizza in noi e ci trasforma in Lui.

L’Eucaristia è il compimento “nuziale” della nostra relazione con il Signore, compimento che va preparato, curato, assaporato per essere ogni giorno di più nella “vita in abbondanza”.

L’antifona di Comunione della Celebrazione odierna è tratta dal capitolo VI del Vangelo di Giovanni (Gv 6, 52) con il seguente testo:
“Panis, quem ego dedero, caro mea est pro saeculi vita.”

(Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della “Schola des moines de l’abbaye de Kergonan”. La traccia musicale è reperibile nel CD “Le Verbe s’est fait chair” pubblicato da Studio SM nel 2011.

Buona domenica e un caro saluto.

 

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