In ascolto di Esodo

Il Nome di Dio sulla sua fronte. Il turbante e lamina d’oro

In ascolto di Esodo (Es 28,36-39)

a cura di Gianmartino Maria Durighello e Gruppo Esodo, Piccoli amici di Maria Maddalena

Farai una lamina d’oro puro e vi inciderai, come su di un sigillo, “Sacro al Signore”. L’attaccherai con un cordone di porpora viola al turbante, sulla parte anteriore. Starà sulla fronte di Aronne; Aronne porterà il carico delle colpe che potranno commettere gli Israeliti, in occasione delle offerte sacre da loro presentate. Aronne la porterà sempre sulla sua fronte, per attirare su di loro il favore del Signore. Tesserai la tunica di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo.

Carissimi, concludiamo oggi le meditazioni sugli abiti del Sommo Sacerdote. Ritorniamo a considerare il Sommo Sacerdote che entra nella Tenda con i nomi delle famiglie del suo popolo sul proprio cuore e il nome di Dio sulla fronte. Ci soffermiamo oggi sul turbante e sulla lamina d’oro con incisa l’iscrizione: «Sacro a YHWH»!

Sopra il turbante gli pose una corona d’oro
con incisa l’iscrizione sacra,
insegna d’onore, lavoro vigoroso,
ornamento delizioso per gli occhi. [Sir 45,12]

Farai una lamina d’oro puro e vi inciderai, come su di un sigillo, “Sacro al Signore”. 

Alla base del turbante, era fissato con due cordicelle di lana turchese (continuiamo come nelle precedenti meditazioni a preferire la lezione “turchese” rispetto a “porpora viola”) un diadema d’oro sul quale erano incise le parole «sacro a Yhwh».

Il Sommo Sacerdote, con questo segno sulla fronte, presentandosi davanti a Yhwh poteva ottenere il perdono per le colpe rituali involontarie e rendere accetti a Yhwh il sangue animale o parti dell’animale contaminate, impure, che quindi di norma non potrebbero essere offerti.

Rabbi Kahyìm ben ’Attar (1696-1743) nel suo commento al Pentateuco ci dona una interpretazione molto bella delle due parole del diadema:

– «sacro» è lo stesso popolo di Israele, secondo il detto biblico: Israele era sacro al Signore, primizia del suo raccolto (Ger 2,3).
– «al Signore» ci mostra come il popolo deve essere con tutto il cuore dedicato al Signore e alla sua lode.
Per questo Dio accetta i sacrifici del suo popolo, anche quelli che secondo la legge il sacerdote non potrebbe far salire sull’altare.

Vogliamo condividere un passo che riteniamo davvero molto forte e di profondo stimolo per la nostra riflessione. Si tratta della parte finale del libro del profeta Zaccaria. Il profeta annuncia un combattimento escatologico, descrivendo nel “giorno del Signore” un nuovo stato di cose. Tutti, ebrei e pagani, saranno riuniti nell’unico culto, e una sacralizzazione universale caratterizzerà tutte le cose. Dio sarà tutto in tutti.

Per descrivere questo giorno il profeta farà riferimento alla scritta del diadema del Sommo sacerdote annunciando che… anche sopra i sonagli dei cavalli si troverà scritto “sacro al Signore”!

In quel tempo anche sopra i sonagli dei cavalli si troverà scritto: “Sacro al Signore”, e i recipienti nel tempio del Signore saranno come i vasi per l’aspersione che sono davanti all’altare. [Zc 14,20]

Forse oggi, in un clima generalizzato di “amore” e senso di protezione per gli animali, questo passo può non fare molto effetto. Ma dobbiamo immaginare di trovarci qualche anno addietro, con un diverso rapporto uomo-animale. Perfino sui sonagli dei cavalli! Il senso è quasi di scandalo, di profanazione!

E lo stupore allore è grande: su tutte (!) le creature e su tutte (!) le cose sarà scritto “sacro al Signore”. Perfino sui sonagli dei cavalli.

L’attaccherai con un cordone di porpora viola al turbante, sulla parte anteriore. Starà sulla fronte di Aronne; Aronne porterà il carico delle colpe che potranno commettere gli Israeliti, in occasione delle offerte sacre da loro presentate.

Si tratta appunto del “peccato” in cui si incorre nel caso di aver offerto un sacrificio in stato di impurità (cfr. Rashi).

Il Signore disse ad Aronne: “Tu, i tuoi figli e la casa di tuo padre con te porterete il peso delle colpe commesse nel santuario; tu e i tuoi figli con te porterete il peso delle colpe commesse nell’esercizio del vostro sacerdozio. [Nm18,1]

Ma oltre questo primo significato, possiamo vedere in un senso più ampio la funzione del sacerdote di portare su di sé il peso del suo popolo…

Aronne la porterà sempre sulla sua fronte, per attirare su di loro il favore del Signore. Tesserai la tunica di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo.

La porterà sempre! Il significato non può essere letterale. Il Sommo sacerdote non poteva portare sempre il turbante con il diadema.

Alcuni interpretano nel senso che il diadema esercitava “sempre”, in perpetuo, la sua funzione espiatrice, anche quando non era indossato dal Sommo sacerdote, ossia anche quando il Sommo sacerdote non era impegnato nella sua funzione sacerdotale nel culto del tempio.

Altri invece sostengono che il diadema avesse la facoltà di ottenere il perdono solo quando indossato durante il culto.

L’espressione sarebbe allora un monito per il Sommo sacerdote, affinché fosse “sempre” consapevole di cosa egli portava in fronte quando entrava nella tenda.

L’amico Luis a proposito ci aiuta a ricordare la nostra indegnità. Dobbiamo esserne coscienti: a ben vedere noi non siamo mai veramente “degni” di accostarci al Signore. Ci accostiamo a Lui non per i nostri meriti, ma per la sua misericordia.

Ricordiamo come la Liturgia ogni giorno ci educa a questo quando, prima di accostarci a ricevere la comunione, cantiamo o diciamo:

O Signore, non sono degno
di partecipare alla tua mensa,
ma di’ soltanto una parola
e io sarò salvato. [MR]

Gli insegnamenti dei padri rabbini ci portano a un’altra importante considerazione, che si estende dal Sommo Sacerdote ad ogni credente. Sul volto di ogni uomo infatti è “incisa” la nostra identità, la nostra essenza più profonda. Cosicché, come riporta in un commento la Bibbia Mamash:

La Torah richiede che sulla fronte di ciascuno di noi sia ‘inciso’ «sacro per Hashem (=Yhwh)», ossia che la santità e il divino risplendano sul nostro volto.

La nostra amica Donatella ci aiuta a contemplare come questa iscrizione («sacro al Signore») ci ricordi il giorno del nostro Battesimo. Nel Battesimo infatti veniamo segnati sulla fronte col sacro crisma. Veniamo segnati con un sigillo spirituale che rimane indelebile, e che viene consolidato nel sacramento della Cresima. Questo segno ci accomuna e ci lega tutti insieme, in Cristo.

È Dio stesso che ci conferma, insieme a voi, in Cristo e ci ha conferito l’unzione, ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori. [2 Cor 1,21-22]

Siamo segnati col suo Nome! La nostra vita – continua Donatella – è preziosa al Signore.

Siamo chiamati a far splendere nella nostra vita il nome di Dio sulla nostra fronte! Pensiamo: a questo siamo chiamati. Conformandoci a Gesù, immagine perfetta del Padre.

Contempliamo allora in Gesù il Sommo Sacerdote della nuova Alleanza che porta su di sé i peccati del mondo: Agnello di Dio che “porti” i peccati del mondo!

Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. [Gv 17,19]

Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce,
perché, non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti. [1Pt 2,24]

Davvero sostiamo e contempliamo il mistero di Cristo nostro Sommo Sacerdote. Ci possiamo far aiutare dall’ascolto di una parte del IV carme del Servo di Yhwh:

Egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
(…)
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
(…)
Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. [Is 53,4-10]

A conclusione di queste nostre meditazioni sugli abiti di Aronne, sommo sacerdote, ascoltiamo l’elogio, la poesia e il canto che ne fa il libro del Siracide. Vi troveremo tutti gli indumenti che abbiamo contemplato nelle nostre meditazioni e che hanno mosso il nostro cuore alla preghiera:

Egli [=Mosè] innalzò Aronne, santo come lui,
suo fratello, della tribù di Levi.
Stabilì con lui un’alleanza perenne
e lo fece sacerdote per il popolo.
Lo onorò con splendidi ornamenti
e gli fece indossare una veste di gloria.
Lo rivestì con il massimo degli onori,
lo coronò con paramenti di potenza:
calzoni, tunica ed efod.
9Lo avvolse con melagrane
e numerosi campanelli d’oro all’intorno,
che suonassero al muovere dei suoi passi,
diffondendo il tintinnio nel tempio,
come memoriale per i figli del suo popolo.
Lo avvolse con una veste sacra d’oro,
violetto e porpora, opera di ricamatore,
con il pettorale del giudizio, con i segni della verità
e con tessuto di scarlatto filato, opera d’artista,
con pietre preziose, incise come sigilli,
incastonate sull’oro, opera d’intagliatore,
quale memoriale, con le parole incise
secondo il numero delle tribù d’Israele.
Sopra il turbante gli pose una corona d’oro
con incisa l’iscrizione sacra,
insegna d’onore, lavoro vigoroso,
ornamento delizioso per gli occhi. [Sir 45,6-12]

E infine, vogliamo ascoltare ancora questo passo del profeta Isaia, nella lettura che ci dona la Chiesa, riferendolo a Maria, madre e modello nostra:

Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti. [Is 61,10-11]

Alle porte dell’estate, sospendiamo come ogni anno i nostri incontri, dandoci appuntamento a questo autunno.

Il Signore ci rivesta della sua Carità.

Sia lodato il Nome de Signore!

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