In ascolto di Esodo

Il manto dell’efòd, le melagrane e i campanelli. Un sonaglio d’oro e una melagrana

In ascolto di Esodo (Es 28,31-35)

a cura di Gianmartino Maria Durighello e Gruppo Esodo, Piccoli amici di Maria Maddalena

Farai il manto dell’efod, tutto di porpora viola, con in mezzo la scollatura per la testa; il bordo attorno alla scollatura sarà un lavoro di tessitore come la scollatura di una corazza, che non si lacera.
Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo disporrai sonagli d’oro: un sonaglio d’oro e una melagrana, un sonaglio d’oro e una melagrana intorno all’orlo inferiore del manto.
Aronne l’indosserà nelle funzioni sacerdotali e se ne sentirà il suono quando egli entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà. Così non morirà.

Carissimi amici, continuiamo il nostro ascolto del capitolo XXVIII di Esodo, con l’elenco degli abiti del Sommo Sacerdote.

Dopo l’efòd e il pettorale ecco ora la tunica, o veste, manto dell’efòd.

 * Farai il manto dell’efòd
La veste del Sommo Sacerdote era una lunga tunica che ricopriva il corpo dal collo ai piedi. è chiamata «manto dell’Efòd» perché l’efòd veniva indossato sopra di essa e allo stesso tempo la fissava con la sua cintura o bretella.

* il colore del Cielo
Tutto di porpora viola”. O, meglio forse, secondo la tradizione, di azzurro turchino (lo stesso colore del pettorale e dell’efòd), a ricordare il cielo, trono di Yhwh.

Ha la principale funzione di ricordare il popolo a Yhwh, la Terra al Cielo. Allo stesso tempo, secondo il Talmud, il colore turchino è legato alla funzione di espiare il peccato di maldicenza. L’azzurro ricorda il cielo e il mare e, come il cielo e il mare non escono dai loro confini, così l’uomo deve imparare da essi a non uscire mai dal suo stato di creatura e mantenere sempre pura la sua parola, evitando così la maldicenza.

* i campanellini d’oro
Tutto intorno all’orlo della veste c’erano dei fiocchi a forma di melagrana alternati a campanellini d’oro. Secondo Rashi in questo modo venivano rappresentate le pustole bianche della impurità della lebbra (cfr Lv 13), essendo appunto la veste legata alla funzione di espiare il peccato di maldicenza.

I campanelli dovevano servire ad annunciare l’arrivo del Sommo Sacerdote rivelandone la sua funzione di mediatore, come è testimoniato anche nel libro del Siracide:

Lo avvolse con melagrane
e numerosi campanelli d’oro all’intorno,
che suonassero al muovere dei suoi passi,
diffondendo il tintinnio nel tempio,
come memoriale per i figli del suo popolo. [Sir 45,9]

I campanelli dovevano avere anche una funzione di esorcismo, allontanando dalla persona del Sommo Sacerdote con il loro suono gli spiriti del male. Questa molto probabilmente la funzione originaria e principale. Pensiamo alla funzione di esorcismo dei sonagli nell’uso di popoli circostanti Israele e in particolare in Babilonia (terra dalla quale, come sappiamo, Israele nel periodo di deportazione assimilerà diversi usi e costumi; e ricordiamo ancora che il libro dell’Esodo viene redatto in epoca postesilica), appesi agli abiti o anche sugli stipiti delle porte, a protezione della casa e della famiglia.

Questo significato viene confortato dall’espressione che chiude la nostra pericope: Così non morirà!

 * le melagrane
La melagrana è un frutto composto di molti cicchi (arilli). Da qui il suo prestarsi a simbolizzare fecondità. Fecondità materna e del popolo. Prima di tutto fecondità materna, un grembo fecondo. Quindi anche un popolo numeroso con la benedizione di una ricca discendenza.

Il colore rosso degli arilli richiama ancora l’amore e il suo succo è una bevanda deliziosa e salutifera, ricca di vitamine e proprietà benefiche.

* fecondità della sposa
Nell’antica Roma le acconciature delle spose venivano impreziosite con rami di melograno. Ma il simbolismo della fecondità legata alla melagrana va ben oltre l’area del Mediterraneo. Ne troviamo traccia in tutte le culture che conoscono questo frutto. In India, ad esempio, le giovani donne bevono il succo di melagrana contro la sterilità, per propiziarsi appunto la fecondità.

* un popolo numeroso
Il simbolismo di fecondità e abbondanza si estende quindi dalla generazione materna a un ambito più universale, quale la vita stessa del popolo. Benedizione, prosperità, abbondanza, ma anche fraternità nell’unità, amore fino alla passione, nella giustizia e nella carità.

* una bevanda salutifera
L’amico Luis ci ricorda come nel Medio Oriente ad esempio, e nella regione caucasica, la melagrana sia un simbolo molto forte. Il suo succo –come abbiamo detto – ha notevoli proprietà salutifere, ed è messo in relazione al benessere cardiovascolare. La medicina conferma le proprietà anticoagulanti e di prevenzione all’ipertensione del succo di melagrana.

* Una sola Legge e ricchezza di precetti
Secondo un detto popolare ebraico la melagrana avrebbe 613 chicchi, quanti cioè i precetti della Torah, venendo così a significare l’unità nella ricchezza dei precetti della Legge.

* Compimento della Legge e Sangue di Cristo
I Padri della Chiesa nel rosso della melagrana vedono l’amore fino alla Passione. Cristo – commenta l’amico Francesco – viene a dare compimento alla Legge non cancellandola ma coprendola col suo sangue perché ciò che è impossibile all’uomo (ovvero l’adempimento dei precetti) è possibile a Cristo (che li copre col suo preziosissimo sangue). Egli morendo per noi viene a rendere possibile ciò che era impossibile umanamente.

* Il frutto dell’albero della vita
E sarebbe proprio la melagrana – nella tradizione rabbinica – il frutto proibito del giardino dell’Eden.

Nella Bibbia la melagrana è spesso riferita al giardino e alla terra promessa. Nel descrivere l’abbondanza dei frutti della Terra promessa il Deuteronomio fa un elenco di 7 prodotti, tra i quali il melograno:

Il Signore, tuo Dio, sta per farti entrare in una buona terra: terra di torrenti, di fonti e di acque sotterranee, che scaturiscono nella pianura e sulla montagna; terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; terra di ulivi, di olio e di miele; terra dove non mangerai con scarsità il pane, dove non ti mancherà nulla; terra dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. Mangerai, sarai sazio e benedirai il Signore, tuo Dio, a causa della buona terra che ti avrà dato. [Dt 8,6-10]

Non solo, tra questi sette frutti, la melagrana, insieme all’uva e ai fichi, è uno dei 3 prodotti della terra che gli esploratori inviati da Mosè vedono nella Terra promessa.

* I capitelli del Tempio
Melograno, vite e fico diventeranno tre piante fondamentali nella simbologia di Israele. Fiocchi a forma di melagrana saranno intessuti sull’orlo delle vesti del Sommo Sacerdote e i capitelli del tempio di Salomone saranno adornati da 200 figure di melagrane:

Fece dunque le colonne e due file intorno a ciascun reticolo per rivestire i capitelli che erano sulla cima, a forma di melagrane, e così fece per il secondo capitello. (…)  I capitelli sulle due colonne si innalzavano da dietro la concavità al di là del reticolo e vi erano duecento melagrane in file intorno a ogni capitello. [1 Re 7,18-20]

Ricordiamo ancora con Luis la piccola melagrana di avorio, di 44 mm in altezza e 21 di diametro, che si riteneva fosse un reperto, l’unico giunto fino a noi, del Tempio di Salomone, ma che in realtà si è poi scoperto essere un falso. è interessante però che gli autori della “truffa” abbiano scelto proprio la melagrana come soggetto per questo “reperto”.

La decorazione dei capitelli del Tempio con file di melagrane simbolizza ancora la benedizione che Dio garantisce al suo popolo nella fedeltà all’Alleanza. Una fedeltà all’Alleanza che si sublima nella dimensione nuziale nel Cantico dei Cantici dove la melagrana è simbolo dell’amore fedele e della bellezza dell’amata.

* dal giardino dell’Eden al giardino della Terra promessa, al giardino del Cantico

Come spicchio di melagrana è la tua tempia
dietro il tuo velo [Ct 4,3;6,7]

Come l’Eden, e come la Terra Promessa, il giardino del Cantico è un giardino ricco di melagrane:

Nel giardino dei noci io sono sceso,
per vedere i germogli della valle
e osservare se la vite metteva gemme
e i melograni erano in fiore. [Ct 6,11]

* l’eternità, gli effetti delle perfezioni divine e il godimento della Sposa
Giovanni della Croce nel suo Cantico Spirituale vi contempla nella rotondità del frutto l’eternità divina, nei molti chicchi gli innumerevoli effetti delle perfezioni divine, e nel succo il godimento di un’anima che esperimenta l’amore e la conoscenza, come una sposa con il suo Sposo.

 * il sangue e il corpo di Cristo

Bernardo di Chiaravalle nel De gradibus humilitatis et superbiae utilizza l’immagine della melagrana unendo il tema del giardino, del frutto dell’albero della vita a quello che abbiamo contemplato del sangue di Cristo e ci introduce in un altro fondamentale tema, quello del Pane celeste.

La sposa, introdotta nel giardino del suo amato, coglie dall’albero della vita (i frutti del melograno), che hanno preso il loro sapore dal pane celeste e il loro colore dal sangue di Cristo. [Bernardo di Chiaravalle]

Il colore rosso della melagrana indica quindi l’amore, e la maturazione del frutto che scoppia a far emergere i suoi molti chicchi la fecondità di questo amore. Il sapore… del pane celeste.

Così nella tradizione cristiana la melagrana, un solo frutto fecondo di tanti semi, verrà a simbolizzare l’ostia, un solo corpo e un corpo infinitamente spezzato quante sono le creature.

 * L’unica Chiesa nella ricchezza di popoli
Di conseguenza, la melagrana viene quindi a significare anche la stessa Chiesa nel suo riunire tanti popoli nell’unità dell’unica fede. Noi – osserva l’amica Donatella – siamo i chicchi raccolti nell’unità dell’unico frutto, corpo di Cristo.

Nella veste del sacerdote, secondo la parola divina, ai campanelli si uniscono le melagrane. E che cosa viene designato con le melagrane se non l’unità della fede?

Infatti, come nelle melagrane i molti grani dell’interno sono protetti da un’unica buccia esterna, così l’unità della fede protegge tutti insieme gli innumerevoli popoli che costituiscono la santa Chiesa. [Gregorio Magno]

* Nell’iconografia

Sandro Botticelli (1445–1510), Madonna della melagrana, 1487 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Nell’iconografia cristiana troviamo spesso una melagrana in mano alla Vergine Maria o al Bambino Gesù, significando l’amore del Figlio fino alla passione, fino a spezzarsi a donarsi tutto per la nostra salvezza.

Spesso Gesù bambino è dipinto mentre mangia un chicco di melagrana. L’amico Matteo osserva che il bambino tiene in mano quindi il frutto aperto. Il frutto è già aperto, come a significare che il Gesù bambino già pregusta il mistero della sua passione. Nella “Madonna della melagrana” di Botticelli Gesù tiene la melagrana sul proprio cuore. è la melagrana simbolo del suo cuore aperto… del suo amore infinito… del suo costato squarciato…

* Nell’arte funeraria
Le melagrane sono inoltre presenti nelle decorazioni dell’arte funeraria a simbolizzare immortalità e risurrezione. Significato questo attinto molto probabilmente dal mito di Proserpina alla quale Giove concesse di tornare dall’oltretomba dopo che questa, giunta all’Ade, aveva mangiato una mezza melagrana. Poté quindi passare metà del tempo dell’anno nel regno dei vivi.


Pensiamo allora al Sommo Sacerdote che entra nel Santo dei Santi con fiocchi a forma di melagrane intessuti sull’orlo della sua veste.

E pensiamo a Cristo, nostro Sommo Sacerdote.

Raccogliamo insieme questi spunti che abbiamo ricevuto in dono dal mito, dalle diverse culture, fino alla tradizione ebraico-cristiana.

Ci sentiamo parte di questa veste… Arilli di un solo frutto, frutto della vita, dal giardino dell’Eden al Giardino delle nozze eterne, e gustiamo il sapore di questo pane e di questo sangue che ci alimenta e ci avvolge e riunisce in uno in questo nostro esodo.

Entriamo quindi anche noi nella Tenda.

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