Solennità dell’Ascensione del Signore
di Massimo Palombella
La corretta collocazione liturgica della Solennità odierna sarebbe il giovedì della VI settimana di Pasqua (esattamente 40 giorni dopo la Pasqua). Nei paesi dove tale solennità non è vacanza, si posticipa alla domenica successiva, la VII del Tempo di Pasqua.
L’Ascensione del Signore attesta la nostra destinazione finale dicendo in modo esplicito che l’eternità ci appartiene, che siamo costituiti, abilitati a vedere Dio, e che tutta la nostra storia, le nostre scelte, le nostre gioie, i nostri dolori, le nostre fatiche, la nostra libertà, tutto lentamente scolpisce e modella quel volto che sarà nostro per sempre.
Inoltre, l’Ascensione è la “separazione” di Gesù dagli Apostoli e quindi – come ogni nostra separazione nella vita – una grande occasione per maturare verso quella sana autonomia che determina in modo sostanziale la nostra identità. E ogni separazione immediatamente risuona come lontananza ma, curiosamente, può condurci ad una maggiore vicinanza, quella interiore. Anche gli Apostoli hanno dovuto passare da una relazione “storica” con Gesù ad una più profonda, interiore, quella sola relazione che ha permesso loro di vivere davvero e morire per Lui.
Noi, come gli Apostoli, senza separazioni non giungiamo davvero alla verità delle nostre relazioni, non diveniamo veramente capaci di vivere in abbondanza, non ci prepariamo alla vita senza fine.
Il Graduale della Celebrazione odierna è tratto dal Salmo 46 (Sal 46, 6) con il seguente testo:
“Alleluia. Ascendit Deus in iubilatione, Dominus in voce tubae”
(Alleluia. Ascende Dio tra voci di giubilo, il Signore al suono di tromba).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della Choralschola der Wiener Hofburgkapelle diretta da Hubert Dopf. La traccia musicale è reperibile del CD Gregorian Chant pubblicato da Universal International Music B.V. nel 1997.
Buona domenica e un caro saluto.