Liturgia&Musica

V Domenica del Tempo di Quaresima/B

di Massimo Palombella

Fermo Stella, Ciclo sulla Passione di Gesù, affresco 1531 (Chiesa San Bernardino, Caravaggio)

Nel Vangelo di oggi (Gv 12,20-33) Gesù in modo esplicito annuncia la sua passione e morte, e ad Andrea e Filippo risponde con il l’analogia del chicco di grano che, morendo, porta molto frutto.

Tutto ciò che Gesù afferma circa il suo immediato futuro ha origine da una domanda di alcuni Greci a Filippo: “Signore, vogliamo vedere Gesù”.

Una domanda semplice, ma non scontata, una domanda che, se ci diciamo la verità, ci appartiene profondamente. Infatti, il verbo usato per “vedere” è Ιδείν (idein, infinito aoristo attivo) che esprime un desiderio, una possibilità. Lo stesso verbo usato per Zaccheo che vuole “vedere” Gesù e sale su un sicomoro (Lc 19,3).

Il “vedere” non è un semplice e distaccato osservare, ma contiene una passione, un desiderio.

È esattamente come guardare la persona con la quale sentiamo di poter costruire seriamente e realmente il nostro futuro.

È un “vedere” che sottende il compromettere la vita, il legarsi, l’amore.

“Vedere” Gesù è capire, avere la ratio circa la verità della nostra vita, è trovare la via per la pienezza di umanità, per la “vita in abbondanza”.

Solo questo “vedere” ci abilita alla maturità della vita, a saper amare nella buona e cattiva sorte, ad accettare il dolore, portare la croce, a morire, perdere la vita come una “necessità di amore”.

Il desiderare di “vedere” Gesù è quel bisogno fondamentale e insopprimibile di pienezza di vita, quello stesso bisogno che esprime Mosè quando chiede a Dio “Mostrami la tua Gloria” (Es 33, 18).

Dare voce a questo bisogno gli permette di esistere, di manifestarsi, ad ogni età.

Questo bisogno è ciò che ci salva dalla sottile tentazione di ridurre la nostra vita a cose certe e sicure, ad orizzonti senza colore, a schemi e atteggiamenti esclusivamente ricevuti da un’educazione, ad una esistenza dove c’è tutto, ma manca l’essenziale.

L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal Salmo 118 (Sal 118, 7.10.17.25) con il seguente testo:
“Confitebor tibi, Domine, in toto corde meo.
Retribue servo tuo, ut vivam et custodiam sermones tuos;
vivifica me secundum verbum tuum, Domine.”

(Ti loderò, Signore, con tutto il mio cuore.
Ricompensa il tuo servo affinché viva e custodisca le tue parole;
dammi vita secondo la tua parola. Signore).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è dei “Cantori Gregoriani” diretti da Fulvio Rampi. La traccia musicale è reperibile nel CD “Dominus Redemptor – Tempo di Quaresima” pubblicato da Denon nel 2009.

Buona domenica e un caro saluto.

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