In ascolto di Esodo

Porterà i nostri nomi sulle sue spalle davanti al Signore. Gli abiti dei sacerdoti, l’efòd

In ascolto di Esodo (Es 28,4-14)

a cura di Gianmartino Maria Durighello e Gruppo Esodo, Piccoli amici di Maria Maddalena

E questi sono gli abiti che faranno: il pettorale e l’efod, il manto, la tunica ricamata, il turbante e la cintura. Faranno vesti sacre per Aronne, tuo fratello, e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore.
Useranno oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso.

Carissimi amici,
continuiamo in questo nostro cammino incontro alla Pasqua l’ascolto del capitolo XXVIII di Esodo, con l’elenco e la descrizione che Dio dà a Mosè riguardo gli abiti dei sacerdoti.

Il Signore elenca qui sei indumenti. A questi si aggiungeranno poi il diadema (al versetto 36) e i calzoni (versetto 42).

In tutto gli abiti del Sommo sacerdote sono otto. Quattro indumenti sono detti “intimi” in quanto sono quelli a contatto col corpo; sono detti anche “abiti bianchi” (bigdé lavàn ) perché confezionati in prevalenza con tessuto di lino bianco. Sono questi anche gli abiti propri dei sacerdoti comuni per il loro turno di servizio nel Santuario:

  • tunica (ketonèt)
  • calzoni (miknashîm)
  • cintura o fascia (’avnēt)
  • copricapo (migba‘ah, per i sacerdoti comuni)

Rispetto al copricapo dei sacerdoti comuni, appuntito in cima, quello del Sommo sacerdote è rotondo e prende il nome di mitznèfet. Reca sulla fronte un diadema con la incisione: Sacro al Signore.

Sopra questi 4 indumenti, il Sommo sacerdote indossa altri 4 indumenti, chiamati d’oro, in quanto confezionati in parte con ornamenti in oro:

  • il manto o veste (me‘îl)
  • l’efòd (’epôd)
  • il pettorale  (choshèn)
  • il diadema (sîs)

In alcuni momenti del rito dello Yom Kippur anche il Sommo Sacerdote indossava solo i primi 4 indumenti, gli abiti bianchi.

Il racconto della consacrazione di Aronne e dei suoi figli riportata nel libro del Levitico ci offre una descrizione ordinata, secondo la logica della vestizione: prima la tunica, poi la cintura, quindi il manto…

Mosè fece accostare Aronne e i suoi figli e li lavò con acqua. Poi rivestì Aronne della tunica, lo cinse della cintura, gli pose addosso il manto, gli mise l’efod e lo cinse con la cintura dell’efod, con la quale lo fissò. Gli mise anche il pettorale, e nel pettorale pose gli urìm e i tummìm. Poi gli mise in capo il turbante e sul davanti del turbante pose la lamina d’oro, il sacro diadema, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
(…) Poi Mosè fece avvicinare i figli di Aronne, li vestì di tuniche, li cinse con le cinture e legò sul loro capo i turbanti, come il Signore aveva ordinato a Mosè. [cf Lv 8,1-13]

Possiamo individuare negli abiti alcune funzioni pratiche quali, ad esempio, rendere immediatamente riconoscibili al popolo i sacerdoti di turno per il servizio e agevolare il loro servizio coprendo le parti intime per nasconderle alla vista del popolo all’atto di salire all’altare.

Ma accanto a queste funzioni pratiche va sottolineata soprattutto la profonda simbologia legata al sacerdozio di mediazione, in particolare la funzione di espiazione, cosicché ognuno degli indumenti del sacerdote ha la funzione di espiare un particolare peccato del popolo.

  • la tunica: ricordando la tunica di Giuseppe, macchiata del sangue di un agnello dai fratelli, per far credere al padre che il suo figlio fosse morto… la tunica rappresenta il peccato di omicidio non punito dal tribunale per assenza dei previsti due testimoni. Tutto il popolo quindi è ritenuto responsabile di questo peccato di fronte a Dio. è interessante osservare che Giuseppe non era stato ucciso fisicamente, ma venduto ad un mercante che lo portò schiavo in Egitto. Ci sono tanti modi di uccidere un fratello…
  • i calzoni: l’immoralità, in quanto – come detto poco sopra – servono per coprire i genitali quando il sacerdote sale i gradini dell’altare
  • il turbante: simbolo di chi tiene la testa alta, serve ad espiare il peccato di superbia ed arroganza;
  • la fascia o cintura: è indossata sul cuore ed ha la misura di 32 cubiti, valore numerico לב (lev) come la parola cuore! e ha la funzione di espiare i peccati costituiti dal desiderio.
  • pettorale: anch’esso sul cuore. Ha la funzione di espiare il falso giudizio, frutto di pensieri inopportuni
  • l’efòd: espia il peccato di idolatria. Probabilmente perché gli idolatri indossavano un grembiule o perizoma simile all’efòd.
  • la veste: la pubblica maldicenza
  • il diadema: essendo posto sulla fronte del Sommo Sacerdote, memore del detto profetico “sfrontatezza di prostituta (lett. fronte di una prostituta) è la tua, non vuoi arrossire” (Ger 3,3). E ancora, secondo alcuni, la bestemmia, la blasfemìa.

Anche la lettura cristiana dei Padri si sofferma sull’aspetto simbolico degli abiti dei sacerdoti. Essi sono visti come “figura” delle virtù che saranno chieste ai sacerdoti della nuova alleanza, qualità che nascono tutte dalla Carità e dall’Umiltà – come abbiamo meditato già nello scorso incontro. Gli abiti innanzitutto vogliono significare la purezza del corpo e dell’anima richiesta a tutti i cristiani e in modo particolare ai sacerdoti chiamati ad essere per tutti un esempio.

La purezza dell’anima e del corpo non è virtù che l’uomo può acquistare con le proprie forze, ma un dono di Dio, un abito di grazia di cui Dio lo riveste.

La Chiesa… deve essere Carità! Gli abiti dei sacerdoti sono quindi un dipinto della Carità, variegati perché varie sono le virtù che dalla Carità nascono:

Tutta la Chiesa (…) non è che carità; e tutti gli arredi parimenti del Sommo Pontefice dell’antica legge non sono che una pittura della carità.
Ma siccome la carità per insegnamento del Vangelo e degli apostoli, si diversifica in ogni specie di virtù, di cui è la madre, la custode, il principio e il fine; così le parti principali di quegli arredi egregiamente ci rappresentano le qualità e le diverse funzioni delle principali virtù. [De Sacy]

Entriamo allora nel particolare di ogni indumento, seguendo l’ordine dell’esposizione che ci dà il libro dell’Esodo, iniziando da due indumenti tra loro strettamente collegati, in senso fisico e in senso spirituale-simbolico: l’efòd e, nel prossimo incontro, il pettorale del giudizio.

* efòd
Nel corso dell’AT non ha una descrizione uniforme, segno di una diversità e/o un cambio di funzione. Possiamo trovare:

  • l’efod come strumento divinatorio, per ottenere un oracolo dal Signore; prassi questa della quale non troviamo più testimonianza dopo re Davide;
  • in alcuni contesti con il termine efod si indica una sorta di perizoma retto da spalline che ricopriva i fianchi delle divinità e dei sacerdoti. Ricordiamo l’episodio di Davide che danza davanti all’arca del Signore ricoperto cinto solo con un efod di lino e di come per questo Mical ne provò disprezzo dicendo: Bell’onore si è fatto oggi il re d’Israele scoprendosi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe davvero un uomo da nulla!” (Cf. 2 Sam 6,1ss).
  • in Esodo è quindi parte importante egli abiti del Sommo Sacerdote, strettamente collegato al pettorale del giudizio, e ancora quindi alla funzione divinatoria. Ha la forma di un corpetto o grembiule retto da bretelle e da una cintura sul quale viene fissato il pettorale.

Continuiamo l’ascolto di Esodo ai versetti 6-14:

Faranno l’efod con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, artisticamente lavorati. Avrà due spalline attaccate alle due estremità e in tal modo formerà un pezzo ben unito. La cintura per fissarlo, che sta sopra di esso, sarà della stessa fattura e sarà d’un sol pezzo: sarà intessuta d’oro, di porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto.
Prenderai due pietre di ònice e inciderai su di esse i nomi dei figli d’Israele: sei dei loro nomi sulla prima pietra e gli altri sei nomi sulla seconda pietra, in ordine di nascita. Inciderai le due pietre con i nomi dei figli d’Israele, seguendo l’arte dell’intagliatore di pietre per l’incisione di un sigillo; le inserirai in castoni d’oro. Fisserai le due pietre sulle spalline dell’efod, come memoriale per i figli d’Israele; così Aronne porterà i loro nomi sulle sue spalle davanti al Signore, come un memoriale.
Farai anche i castoni d’oro e due catene d’oro puro in forma di cordoni, con un lavoro d’intreccio; poi fisserai le catene a intreccio sui castoni.

Indossato quindi sopra la veste, era confezionato con 5 diversi materiali, con un ricco procedimento di fili ritorti e ricamato in modo che i disegni esterni fossero diversi da quelli interni. L’efòd aveva una cintura che veniva legata sotto il livello dei gomiti, tra vita e cuore.

Era dotato inoltre di due bretelle unite alla cintura. Sulle bretelle, all’altezza delle spalle, erano inseriti due castoni d’oro con incassate due pietre di onice, Su queste due pietre venivano incisi i nomi dei 12 figli di Israele, 6 su ognuna delle due pietre.

Il significato è molto bello: il sacerdote quando entrerà nella tenda al cospetto dell’arca rappresenta e porta con sé, sulle sue spalle, davanti a YHWH,  tutte le 12 tribù, tutto il popolo dei figli di Israele.

Ci vengono alla mente le parole del profeta Isaia, che nella Liturgia riferiamo a Gesù:

Non un inviato né un angelo,
ma egli stesso li ha salvati;
con amore e compassione li ha riscattati,
li ha sollevati e portati su di sé [Is 7,9]

Non un inviato né un angelo. Cristo, agnello di Dio che porta su di sé e i peccati del mondo (Agnus Dei qui tollis peccata mundi). Tutti i nostri nomi Egli porta sulle sue spalle, sulla croce.

Ti adoriamo Cristo, e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Signore,
vogliamo pregarti oggi in particolare
per i nostri sacerdoti.

Tu li hai rivestiti con il dono della Tua grazia
perché portino i nostri nomi davanti al Tuo Nome santo,
le nostre vite davanti a Te che sei la Vita,
e tutti i nostri limiti, e le nostre colpe…
Tu, nella Tua grande misericordia,
perdona, purifica i Tuoi figli.

Tu hai rivestito i nostri sacerdoti
della Tua gloria,
per mostrarci che Tu sei Dio-con-noi, sempre.
Li hai rivestiti della Tua purezza,
per mostrarci che tutti noi, creati a Tua immagine,
dobbiamo crescere puri
nel corpo e nell’anima.
Li hai rivestiti della Tua umile Carità,
madre di tutte le virtù,
per mostrarci che ogni nostra azione
deve rivestirsi dell’abito della Tua Carità.

Dacci la forza, guardando questo abito santo,
di abitare il mondo nella carità,
di dare al mondo l’abito della carità.
Di non lasciarci contaminare dallo spirito del mondo
ma, abitando il mondo, di convertire
le strutture civili e religiose,
di questo abito santo,
che è la Tua gloria e Presenza, la tua Purezza,
la Tua Carità.

Oggi il Nemico ha seminato ancora la sfiducia
nei tuoi sacerdoti e nella tua Chiesa
con scandali morali ed economici.

Donaci, ti prego,
sapienza, intelletto, consiglio, fortezza,
scienza, pietà e timor di Dio.
Dona la forza, il coraggio e la follia del Tuo amore.
Facci testimoni e martiri del Tuo amore.
Custodi ognuno del proprio fratello,
prendendoci la responsabilità ognuno del proprio fratello,
affinché nessuno sia tra noi bisognoso.
Rivestici del Tuo amore.

Te lo chiedo,
per l’intercessione della beata Vergine Maria
e di santa Maria Maddalena,
per Cristo, Tuo figlio.
A Lui guardiamo, alla sua tunica senza cuciture.
A Lui guardiamo, nudo sulla croce.
Rivestici, Ti prego,
rivestici della Sua tunica tutta d’un pezzo,
rivestici della sua nudità. Amen.

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