Liturgia&Musica

Solennità dell’Epifania

di Massimo Palombella

Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, 1423, Galleria degli Uffizi di Firenze

Il termine “epipháneia” veniva utilizzato dai greci per indicare l’azione o la manifestazione di una divinità (attraverso miracoli, visioni segni…)

Nel III secolo i cristiani iniziarono ad indicare con il termine “Epifania” le manifestazioni divine di Gesù. Tra queste manifestazioni tre furono particolarmente sottolineate: l’adorazione da parte dei Magi (Mt 2,1-12), il Battesimo di Gesù al Giordano (Mt 3,13-17) e il primo miracolo avvenuto a Cana di Galilea (Gv 2,1-11), come descrive chiaramente l’antifona al Magnificat dei secondi Vespri della solennità odierna (“Tribus miraculis ornatum diem sanctum colimus: hodie stella magos duxit ad praesepium; hodie vinum ex aqua factum est ad nuptias; hodie in Iordane a Ioanne Christus baptizari voluit, ut salvaret nos, alleluia” [Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la stella ha guidato i magi al presepio, oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza, alleluia]).

Come i Magi anche noi dobbiamo seguire la stella e muoverci, cambiare, entrare in una logica dove l’essere “fermi” non dovrebbe esistere.

Gli unici che non si muovono mai sono coloro i quali vogliono consolidare il loro potere, come faceva Erode e come tutti siamo sottilmente tentati a fare. Infatti, non cambre idea, non mutare i giudizi sulla realtà, aggrapparsi alla sicurezza della “tradizione”, delle cose “certe e sicure”, in fondo sottende una grande paura della realtà, un’inadeguatezza alla vita reale, delle necessarie separazioni non fatte. Un ambito della nostra esistenza dove tutti, se non vigiliamo, siamo non poco tentati.

Per vivere davvero occorre seguire la stella, mettersi in cammino. Non sappiamo quanto sarà lungo, faticoso o piacevole il viaggio, e dove la stella ci porterà. L’unica cosa certa è che, come i Magi, alla fine del viaggio proveremo una grande gioia.

Nel Rito Ambrosiano l’antifona di ingresso della Celebrazione odierna è tratta dal libro dell’Apocalisse (Ap 21, 23-24) con il seguente testo:
“Cívitas non eget sole neque luna, ut lúceant ei:
quoniam cláritas Dei illùminat eam.
Et ambulábunt gentes in lumine ejus:
et reges terræ áfferunt claritatem suam in eam.”

(La città celeste non è illuminata né da sole né da luna,
ma le dà luce la gloria di Dio.
Al suo splendore cammineranno le nazioni,
e verranno i re della terra a portare i loro tesori).

La musica allegata, in Canto Ambrosiano, è tratta dall’Antiphonale Missarum Iuxta Ritum Sanctæ Ecclesiæ Mediolanensis, pubblicato a Roma nel 1935, che, ad oggi, è l’unico libro “ufficiale” di Canto Ambrosiano per la Celebrazione Eucaristica. L’interpretazione, dal vivo, è dalle Cappella Musicale del Duomo di Milano alla Celebrazione Pontificale del 6 gennaio 2023.

Buona Solennità, e un caro saluto.

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