Liturgia&Musica

Solennità del Natale del Signore

di Massimo Palombella

Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571-1610), Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi, 1600 (trafugato la notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969)

“Tutto è stato assunto perché tutto è stato redento” (cf. Leone I, Tomus ad Flavianum)

Così scriveva papa Leone I nel 449 a Flaviano, arcivescovo di Costantinopoli, all’interno delle vicende che portarono al concilio di Calcedonia (quarto Concilio Ecumenico nella storia del Cristianesimo che si svolse nel 451) per affrontare la questione della natura umana e divina di Gesù.

Il Natale che ogni anno celebriamo, oltre a tutti i contorni di “buonismo” codificatisi storicamente, ci conduce costantemente proprio al cuore del Cristianesimo, e cioè Dio fatto uomo, l’Incarnazione.

Ciò che per noi oggi è forse scontato, culturalmente metabolizzato anche indipendentemente dalla fede, fu la grande novità e, insieme, il grande scandalo del Cristianesimo. L’eterno si fece tempo, l’incontenibile e irraggiungibile divenne visibile, Dio si fece uomo.

La comprensione dell’Incarnazione passò per tutte le travagliate vicende dei concili Ecumenici del primo millennio dove, capire profondamente l’identità di Gesù all’interno del confronto culturale con l’ellenismo, era fondamentale al fine della nostra salvezza. Infatti, se in quel bambino non vi fosse stata la pienezza della Divinità e dell’umanità non ci sarebbe stata alcuna redenzione, nessuna salvezza.

Il non facile cammino di discernimento dei citati concili ci consegna oggi la ragionevole convinzione che tutto ha assunto quel bambino, tutto ha preso su di sé perché tutto ha sanato, tutto ha guarito, tutto ha “redento”.

In quel bambino indifeso nulla è oggetto di vergogna, in quel bambino nulla è perso, in quel bambino ogni nostro fallimento, ogni nostro “non riuscire”, ogni nostra destabilizzazione, ogni nostra paura, ogni nostro dolore… Tutto trova casa, collocazione, senso.

Lui, piccolo, debole e indifeso ci attende con il nostro essere piccoli, deboli e indifesi per farci assaporare in Lui null’altro che la “vita in abbondanza”.

L’antifona di ingresso, l’Introito, l’ingressa (nel Rito Ambrosiano) della Messa della Notte di Natale è tratta dal libro del profeta Isaia (Is 35, 1) con il seguente testo:
“Laetare nunc, sterilis, quae sitiebas, et exultet deserta:
et gaudete, solitudines Jordanis:
quia Dominus noster venit, et redemit nos.”

(Si allieti la terra assetata ed esulti il deserto;
rallegratevi, o rive del Giordano,
perché il Signore e ci riscatterà).

La musica allegata, in Canto Ambrosiano è tratta dall’Antiphonale Missarum Iuxta Ritum Sanctæ Ecclesiæ Mediolanensis, pubblicato a Roma nel 1935, che, ad oggi, è l’unico libro “ufficiale” di Canto Ambrosiano per la Celebrazione Eucaristica. L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale del Duomo di Milano alla Celebrazione Pontificale della Messa della Notte di Natale del 2022.

Buona Solennità del Natale, auguri di cuore e un caro saluto.

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