Liturgia&Musica

IV Domenica del Tempo di Avvento/B

di Massimo Palombella

Leonardo da Vinci (1452-1519), Annunciazione, 1472-1475 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Il Vangelo di oggi (Lc 1, 26-38), nell’ormai imminenza del Natale, ci presenta l’Annunciazione dell’angelo a Maria.

La risposta di Maria all’angelo “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”, è ben conosciuta e forse anche, nell’abitudine di ogni giorno, rischia di divenire un po’ scontata. Infatti, consegnare al Signore la vita è un cammino quotidiano che richiede sempre una nuova comprensione, un rinnovamento. Talvolta, il Signore ci conduce attraverso eventi imprevisti – come una malattia, una grande difficoltà – a consegnare, quasi “necessariamente”, qualcosa della nostra vita a Lui per poi, in modo impercettibile all’interno di un istinto di “sopravvivenza”, riprendercelo e custodirlo con gelosia.

La disponibilità di Maria a Dio tocca l’essenzialità del nostro essere cristiani. Infatti, la sola “pratica religiosa” non definisce in modo automatico un’identità. Essere cristiani è un modo di pensare, di leggere e interpretare la realtà, è fare le scelte fondamentali della vita avendo come primo criterio di discernimento il Signore (e non, ad esempio, in modo esclusivo, i soldi, la tranquillità, la carriera lavorativa, la sicurezza affettiva…). Essere cristiani è guadagnarsi lentamente – e non senza fatica – quella libertà che è il sano distacco dalle cose, che è la sostanziale e quotidiana consegna a Dio nella certezza che è Lui che conduce la storia, e che Lui mi condurrà dove è il vero bene per me.

Qui, sull’essenziale del nostro essere cristiani, il Signore ci attende, forse più consapevoli della nostra vita di quanto lo eravamo al Natale dello scorso anno, forse più stanchi, forse più disponibili a Lui, o forse arrabbiati e chiusi in noi stessi… In ogni caso Lui ci attende con pazienza per amarci come necessitammo ora di essere amati, e per condurci con dolcezza ad essere chi possiamo e dobbiamo essere…

Non dobbiamo temere se non ci sentiamo adeguati a Lui, pronti per il Suo amore… Il Signore entra nella nostra vita solo per volerci bene in qualunque situazione noi siamo. Non dobbiamo dubitare minimamente di essere indegni di Lui perché “La sua venuta è certa come quella dell’aurora” (Os 6, 3).

L’antifona di ingresso, l’Introito, l’Ingressa nel Rito Ambrosiano, della celebrazione odierna è tratto dal capitolo 45 del Libro del profeta Isaia (Is 45, 8) con il seguente testo:
“Rorate caeli desuper, et nubes pluant Iustum:
aperiatur terra, et germinet Salvatorem.”

(Stillate rugiada, o cieli, dall’alto e le nubi piovano il Giusto;
si apra la terra e germogli il Salvatore).

La musica allegata, in Canto Ambrosiano è tratta dall’Antiphonale Missarum Iuxta Ritum Sanctæ Ecclesiæ Mediolanensis, pubblicato a Roma nel 1935, che, ad oggi, è l’unico libro “ufficiale” di Canto Ambrosiano per la Celebrazione Eucaristica. Nel Rito Ambrosiano questa antifona è attualmente collocata nella III Domenica di Avvento. L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale del Duomo di Milano alla Celebrazione Capitolare del 26 novembre 2023

Buona domenica de un caro saluto.

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