Liturgia&Musica

XXXI Domenica del Tempo Ordinario

di Massimo Palombella

Jusepe de Ribera (1591–1652), Gesù tra i dottori, 1613 (Musée d’Art et d’Histoire, Langre, Francia)

Nel Vangelo di oggi (Mt 23,1-12) Gesù, parlando degli scribi e farisei che si sono seduti nella cattedra di Mosè, focalizza una dimensione interessante in ordine alle nostre relazioni. Infatti, affermando di non farsi chiamare “Maestri”, di non chiamare “padre” nessuno, di non farsi chiamare “guide”, Gesù codifica una precisa antropologia, una chiara visione della persona e del suo essere in relazione. Sostanzialmente, ognuno di noi è spronato a trovare dentro di sé quella vitale e vivificante relazione che lo conduce ad essere sanamente indipendente, ad imparare a discernere, a fare scelte in autonomia. Ogni serio e vero processo educativo dovrebbe condurre ad abilitare le persone ad una sana indipendenza e cioè, ad incontrare e relazionarsi con il Signore che attende ognuno di noi nell’interiorità della propria vita, nelle trame della propria storia, nella sua forza e debolezza, nei suoi successi e fallimenti.

Il Signore ci attende nella conoscenza di noi stessi, nella verità di noi. Più ci conosciamo e più conosciamo il Signore in verità, esattamente come, più conosciamo il vero Dio – e non quello che spesso ci inventiamo per illuderci di stare bene – e più inevitabilmente conosciamo nella verità noi stessi. Solo in questo sano processo di maturazione impariamo a lasciare libere le persone, a non possedere nessuno, ad esercitare quella paternità e maternità che conduce alla libertà, alla inevitabile separazione, alla stabilizzazione di quell’unica relazione, con il Signore, che ci renderà ogni giorno di più persone libere, sanamente autonome in una dimensione della vita che si pone “oltre” i ricatti affettivi, “oltre” al condizionamento di cosa pensano gli altri. Quella dimensione dove solo possiamo assaporare la “vita in abbondanza” a cui siamo chiamati.

L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal Salmo 102 (Sal 102, 2. 5) con il seguente testo:
“Benedic anima mea Domino, et noli ablivisci omnes retributiones eius:
et renovabitur, sicut aquilae, iuventus tua.

(Benedici, anima mia, il Signore, e non dimenticare tutti i suoi benefici;
e si rinnoverà la tua giovinezza come quella dell’aquila).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. La traccia musicale è rintracciabile su YouTube dove non i trovano indicazioni circa l’interpretazione.

Buona domenica e un caro saluto.

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