Liturgia&Musica

XXX Domenica del Tempo Ordinario/A

di Massimo Palombella

Bernardino Campi, Cristo che predica alle folle, ca 1579 (Pinacoteca di Brera, Milano)

Nel Vangelo di oggi (Mt 22,34-40) Gesù mette in connessione tre grandi dimensioni della nostra vita: l’amore a Dio, l’amore al prossimo e l’amore verso se stessi.

Infatti, se il Dio che diciamo di amare, al quale ci affidiamo, non ci conduce lentamente alla verità di noi, a fare concrete scelte in relazione a ciò che è davvero il “bene” – e conseguentemente ad un vero amore verso chi ci sta accanto – forse questo Dio non esiste, è un’illusione, è una sorta di “anestetico” per non vivere nella realtà.

Amare se stessi, nella linea indicata da Gesù, è un lento cammino che ci conduce alla verità di noi, ad accettarci, a trasformare in risorse le nostre debolezze, a saper perdonare, a sciogliere atteggiamenti interiori che hanno la sola finalità di tenerci lontano dalla realtà, costringendoci, silenziosamente, ad avere come unico criterio delle nostre scelte la paura. E più diveniamo capaci di stare con le nostre paure (di fallire, di cosa pensano gli altri, di avere problemi, di rimanere soli, della nostra immagine…), più ci abilitiamo a voler davvero bene ai nostri figli, a mio marito, a mia moglie, alle persone che ci sono affidate… Al nostro prossimo.

Nella vita interiore, spirituale, come in quella professionale, se non siamo “esagerati” siamo immediatamente dei mediocri. Esiste allora un “circolo virtuoso” tra Dio, me stesso e il mio prossimo, una forte e vincente intercomunicazione che però, spesso, siamo tentati ad interrompere perché la “realtà” è dolorosa, tocca le nostre paure, ci mette in un angolo… Preferiamo allora, per non sentire male, intraprendere la via del “buonismo”, del superficiale “vogliamoci bene” dell’ “avere buone relazioni con tutti”, del “non esagerare”… A scapito della verità, della vera crescita, di reali e doverosi processi educativi, di basilari principi etici, della qualità professionale, della vera qualità della nostra vita.

L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal Salmo 118 (Sal 118, 107.125) con il seguente testo:
Domine vivifica me secundum eloquium tuum:
ut faciam testimonia tua.”

(Signore, dammi vita secondo la tua parola,
perché io conosca le tue testimonianze).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979.

L’interpretazione si trova su YouTube dove non sono riportate indicazioni

Buona Domenica e un caro saluto.

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