XXIX Domenica del Tempo Ordinario/A
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Mt 22,15-21) Gesù pronuncia la famosa affermazione “rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Oltre ogni interpretazione di carattere sociale circa il rapporto tra stato e religione, credo che questa semplice affermazione ci sfidi circa la realtà del Dio nel quale diciamo di credere. Infatti, la fede, il riferimento a Dio, implica necessariamente, come due facce di una stessa medaglia, l’attenzione alla nostra umanità. Se il Dio nel quale diciamo di credere non ci conduce a maturare, ad affrontare i problemi, a stare con le nostre debolezze ed accettarle, a dirci la verità smettendo di vivere nella menzogna… Forse questo Dio non esiste, è solo una nostra invenzione per vivere un’esistenza senza problemi dove tutto è apparentemente “a posto”.
In sostanza, se la mia fede non mi conduce ad essere un professionista migliore, che studia, si aggiorna, mette in questione le sicurezze raggiunte, non si accontenta e punta ad una seria e ricercata qualità… Forse questo tipo di “fede” serve solo a mantenermi in una sorta di “bolla” che mi difende e distanzia dalla realtà e mi illude di vivere, mentre, se sono onesto, a malapena mi fa sopravvivere.
Se il Dio nel quale credo è vero, è reale, allora, necessariamente, cambia, muove la mia vita conducendomi – non senza difficoltà, fatica e anche sofferenza – alla “vita in abbondanza”, a divenire la persona che posso e devo essere.
Tutti possiamo essere tentati, in tanti momenti della vita, di eliminare una faccia della medaglia. Ci consegnamo così a un Dio che non esiste, oppure ci illudiamo che il nostro lavoro, la nostra professionalità, le cose che realizziamo, i successi professionali che collezioniamo… Tutto ciò sia assolutamente esaustivo della vita, ci renda davvero felici, e non ci sia realmente bisogno di altro.
L’antifona di Comunione della Celebrazione odierna è tratta dal salmo 8 (Sal 8, 2ab) con il seguente testo:
“Dómine, Dóminus noster, quam admirábile est nomen tuum in univérsa terra!”
(Signore, Signore nostro, quanto è ammirabile il tuo nome in tutta la terra!).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della Schola des moines de l’Abbaye Saint-Martin de Lig.
Buona domenica e un caro saluto.