XXVII Domenica del Tempo Ordinario/A
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Mt 21,33-43) Gesù nuovamente ritorna su una parabola che ha come elemento caratterizzante la vigna. Oggi la vigna è data in affitto a dei contadini perché questi “producano frutto”. In questa dinamica, è interessante notare che i succitati contadini non sono preoccupati di “produrre frutto”, ma di avere l’eredità. In sostanza la loro attenzione è focalizzata nell’avere, nel possedere qualcosa, ma senza compiere il giusto cammino, il corretto processo che conduce a “produrre dei frutti” e, quindi, a “possedere” in modo sano. L’attenzione di Gesù è, invece, sul “produrre i frutti” e questo è il compito essenziale della nostra vita. In tutti noi, però, si insidia spesso la sottile tentazione che “produrre frutto” significhi realizzare, occupare posti di responsabilità, “fare carriera”, guadagnare soldi… Identificando, sostanzialmente il “portare frutto” con qualcosa di esterno a noi. Per “produrre frutti” nella nostra vita, secondo la succitata attenzione di Gesù, occorre “muovere la terra”, e cioè incontrare la nostra debolezza, il nostro “non essere capaci”, sciogliere i grumi, operare delle necessarie separazioni, imparare a fidarci, divenire capaci di camminare anche senza certezze, accettare il rischio di sbagliare… In sostanza, vivere davvero e nella realtà.
L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal primo capitolo del libro di Giobbe con il seguente testo:
“Vir erat in terra Hus nomine Job
simplex et rectus ac timens Deum:
quem Satan petiit ut tentaret,
et data est ei potestas a Domino
in facultates, et in carnem ejus:
perdiditque omnem substantiam ipsius et filios:
carnem quoque ejus gravi ulcere vulneravit.”
(C’era sulla terra di Uz un uomo di nome Giobbe,
semplice e retto e temeva Dio;
Satana lo richiese per tentarlo
e gli fu dato dal Signore potere
sulle sue sostanze e il suo corpo.
Egli distrusse ogni sua ricchezza e uccise i suoi figli
e colpì il suo corpo con una grave ulcera).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è a cura del Stepping Stone Chant Project.
Buona domenica e un caro saluto.