II Domenica di Pasqua/A
di Massimo Palombella
Nel vangelo di oggi (Gv 20, 19-31), è narrata la famosa vicenda dell’Apostolo Tommaso dove alla fine Gesù dichiara beati “quelli che non hanno visto e hanno creduto”.
L’affermazione di Gesù tocca un aspetto cardine della nostra vita in ordine alla vera qualità della stessa vita. Infatti, tutte le cose importanti, grandi, che ci fanno crescere in identità richiedono un “fidarsi”. Dobbiamo fare discernimento ma, ad un certo punto, se vogliamo davvero vivere, dobbiamo fare un passo che richiede la fiducia. Non sapremo mai se quella donna, quell’uomo sarà davvero la persona giusta per formare una famiglia, se entrare in seminario è davvero la cosa giusta da fare, se cambiare città e relazioni è davvero la strada corretta…
Ci sono tante cose plausibili ma, per vivere, per assaporare la vita, occorre fidarsi, scommettere, compromettersi, affrontare le proprie paure, i propri insoluti, fare esperienza della nostra debolezza dove risiede anche la nostra forza.
La fede non diminuisce la vita, ma l’allarga. Quando è fede autentica non riduce la nostra umanità ma lentamente la porta a compimento, ci fa conoscere le trame della nostra storia per comprendere che tutto è stato ed è solo e soltanto “grazia”, dono gratuito e immeritato di un Dio che altro non vuole che il nostro bene.
L’antifona di Comunione della Celebrazione odierna è tratta dal capitolo ventesimo del Vangelo di Giovanni (Gv 20, 27) con il seguente testo:
“Mitte manum tua, et cognosce loca clavorum, alleluia:
et noli esse incredulus, sed fidelis, alleluia, alleluia.”
(Metti la tua mano e riconosci il posto dei chiodi, alleluia,
e non essere incredulo ma credente, alleluia, alleluia).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è del Consortium Vocale Oslo diretto da Alexander M. Schweitzer. La traccia musicale è reperibile nel CD “Resurrexi. Eastern in Gregorian Chant” pubblicato nel 2020.
Buona domenica e un caro saluto.