Liturgia&Musica

IV Domenica di Avvento/A

di Massimo Palombella

Felice Cappelletti, Sogno di San Giuseppe, 1720-22 (Accademia di Belle Arti Tadini. Lovere BG)

Nel Vangelo di oggi (Mt 1, 18-24) un angelo appare in sogno a Giuseppe e gli dice: “non temere”, “non avere paura”.
Conosciamo la situazione difficile nella quale si trovò Giuseppe e come, da “uomo giusto”, cercava di trovare una soluzione che tutelasse la donna che amava.
La parola dell’angelo a Giuseppe, “non temere, non avere paura” è rivolta ad ognuno di noi. Infatti, spesso la paura rischia di gestire la nostra vita, quella paura che ha tante manifestazioni, ma sempre origina dai nostri insoluti.
Se la paura silenziosamente – e anche tante volte impercettibilmente – gestisce la nostra vita condizionando le nostre scelte, selezionando le nostre relazioni, definendo i nostri orizzonti, ci ritroviamo a vivere in un grande inganno, in una grande menzogna che sintetizza la vera e profonda tentazione che ci viene fatta, in modi diversi, ad ogni età della nostra esistenza.
Per paura non facciamo le scelte che dicono la verità di noi, per paura non ci separiamo negandoci il poter divenire adulti, per paura ci ritraiamo dalle sfide, per paura non ci tuteliamo e non tuteliamo le persone che amiamo, per paura ci inventiamo un dio fatto di “cose” al posto di relazionarci con Colui che può condurci oltre ogni nostra paura.
In quel bambino fragile e indifeso che a breve celebreremo nel Natale c’è ogni nostra paura, ogni nostro insoluto, ogni nostra fragilità, c’è tutto ciò che destabilizza la nostra vita, ci fa toccare la nostra debolezza, il nostro non essere capaci. Quel bambino va accolto, custodito e amato esattamente come il bambino che c’è in ognuno di noi.
Il vero Dio ci attende senza difese, con le nostre paure, non per cancellarle, ma per trasformarle nelle nostre migliori risorse, per condurci alla “vita in abbondanza”.

L’antifona di ingresso, l’Introito della celebrazione odierna è tratto dal capitolo 45 del Libro del profeta Isaia (Is 45, 8) con il seguente testo:
“Rorate caeli desuper, et nubes pluant Iustum:
aperiatur terra, et germinet Salvatorem.”

(Stillate rugiada, o cieli, dall’alto e le nubi piovano il Giusto;
si apra la terra e germogli il Salvatore).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” al concerto tenuto a Roma, all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia il 10 gennaio 2018.

È interessante confrontare questa antifona del Rito Romano con il Rito Ambrosiano, dove lo stesso testo è collocato nell’ “Ingressa” della terza delle sei domeniche di Avvento, Ingressa che, sostanzialmente, coincide con l’Introito del citato Rito Romano.

Per quanto compete il Rito Ambrosiano, la musica allegata, in Canto Ambrosiano, è tratta dall’Antiphonale Missarum Iuxta Ritum Sanctæ Ecclesiæ Mediolanensis, pubblicato a Roma nel 1935. L’interpretazione è della Cappella Musicale del Duomo di Milano al Concerto tenuto a Milano, nella Chiesa di san Gottardo in Corte il 12 luglio 2022

Buona domenica e un caro saluto.

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