I Domenica di Avvento/A
di Massimo Palombella
L’Avvento, come periodo di preparazione alla festa di Natale, è testimoniato in Gallia e in Spagna già verso la fine del secolo IV e la sua durata tende a stabilizzarsi in conformità a quella della Quaresima, cioè di sei settimane. Un Avvento di tale durata è testimoniato a Roma verso la metà del secolo VI, finché, con la riforma liturgica promossa da Papa Gregorio Magno a cavallo tra i secoli VI e VII, esso fu accorciato a quattro settimane, e così si diffonderà successivamente in tutta la Chiesa latina Occidentale.
La Liturgia Ambrosiana ha conservato l’uso primitivo delle sei settimane di Avvento, tempo che inizia dalla domenica immediatamente successiva all’11 novembre (festa di San Martino) e termina con la vigilia di Natale.
Se nel rito Romano tutte le 4 domeniche hanno un carattere mesto, “penitenziale”, e la terza – la domenica “Gaudete” – prevede i paramenti di colore rosaceo, nel Rito Ambrosiano non esiste una analoga domenica, ma nell’ultima domenica di Avvento, la sesta, i paramenti sono bianchi perché incentrata sul misero dell’Incarnazione del Signore e sulla divina Maternità di Maria.
Sia nel Rito Romano come in quello Ambrosiano, l’Avvento si apre con l’Antifona “Ad te levavi animam meam” (antifona chiamata “Introito” nel Rito Romano e “Ingressa” in quello Ambrosiano) ed entrambe le domeniche hanno un carattere “escatologico” e segnano l’inizio del nuovo Anno Liturgico (significativa a questo proposito è la lettera “A” con cui inizia l’antifona che apre la Celebrazione Eucaristica in entrambi i 2 Riti).
L’Avvento ci invita ad essere in contatto con i nostri desideri, le nostre aspettative, con ciò che, consciamente o inconsciamente, muove la nostra vita, determina realmente le nostre scelte. I nostri desideri, i nostri veri bisogni, vanno accolti, accettati, amati e messi davanti al Signore perché Lui purifichi, orienti, educhi ciò che è la nostra migliore forza, al fine di vivere tutto, non perdere nulla e gustare cosa significa “vita in abbondanza”.
L’antifona di ingresso, l’Introito della Celebrazione odierna è tratto dal Salmo 24 (Sal 24, 1-4) con il seguente testo:
“Ad te levavi animam meam:
Deus meus, in te confido, non erubescam:
Neque irrideant me inimici mei:
Etenim universi qui te espectant non confundentur.”
(A te, Signore, ho innalzato la mia anima,
Dio mio, in te confido;
che io non debba arrossire,
né ridano di me i miei nemici,
poiché tutti quelli che ti attendono non rimarranno confusi).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è dei Cantori Gregoriani diretti da Fulvio Rampi. La traccia musicale è reperibile nel CD “Adventus Domini” edito dalle Edizioni Paoline nel 1995.
È interessante confrontare questa antifona del Rito Romano con il Rito Ambrosiano, dove lo stesso testo è collocato nell’”Ingressa” della prima delle sei domeniche di Avvento.
Per quanto compete il Rito Ambrosiano, la musica allegata, in Canto Ambrosiano, è tratta dall’Antiphonale Missarum Iuxta Ritum Sanctæ Ecclesiæ Mediolanensis, pubblicato a Roma nel 1935. L’interpretazione è della Cappella Musicale del Duomo di Milano alla Celebrazione nella prima Domenica di Avvento il 13 novembre 2022 (dal minuto 2′ 33″).
Buona domenica e un caro saluto.