XXXIII Domenica del Tempo Ordinario/C
di Massimo Palombella
Il Vangelo di oggi (Lc 21, 5-19) si conclude con una interessante frase Gesù: “Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”.
Mi sembra interessante riflettere sulla nozione di “perseveranza”, non come qualcosa di “statico”, ma come una realtà dinamica, che muta e si approfondisce.
È facile ed insieme ingannevole codificare delle “cose” sulle quali essere perseveranti. Questo è necessario e insostituibile in un tempo della vita, ma la vera perseveranza, quella che “salva” la nostra vita non riducendola a sterili schemi, è l’abilità di cambiare, di rinnovarsi, di essere dinamicamente fedeli alla verità che ogni giorno di più comprendiamo di noi.
Esiste allora un’intelligente perseveranza che è fedele a cose “esterne” perché queste dicono la verità di noi, sono il nostro vero bene. Il riporre invece nelle cose esterne ripetute con meccanicità la “salvezza”, e identificare questo processo come “perseveranza”, è una sottile tentazione che ci impedisce il vitale contatto con noi stessi, la vera creatività, l’esercizio della libertà, il vivere pienamente la nostra umanità.
Ogni vero processo educativo è efficace se ci conduce a conoscere noi stessi, a cogliere la nostra verità, e a quella sana autonomia in forza della quale esercitiamo la nostra libertà imparando ad essere intelligentemente e fruttuosamente “perseveranti” al fine di vivere “in abbondanza”.
L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal Salmo 129 (Sal 129, 1. 2) con il seguente testo:
“De profundis clamavi ad te, Domine; Domine, exaudi orationem meam.
De profundis clamavi ad te, Domine.”
(Dal profondo ho gridato a te, Signore; Signore, ascolta la mia preghiera.
Dal profondo ho gridato a te, Signore).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è del Coro De Monjes Del Monasterio De Silos.
Buona domenica e un caro saluto.