Liturgia&Musica

XXIX Domenica del Tempo Ordinario/C

di Massimo Palombella

John Everett Millais, Parabola del giudice ingiusto, illustrazione per “The Parables of Our Lord” (1863)

Nel Vangelo di oggi (Lc 18, 1-8) Gesù ritorna nuovamente sul tema della fede focalizzando l’angolatura del nostro “chiedere” al Signore.

La parabola della vedova insistente e del giudice che non temeva Dio pone l’attenzione su una dimensione necessaria per un’autentica relazione con Dio (ma fondamentalmente per ogni relazione) e cioè la continuità, l’insistenza. Infatti, è proprio attraverso il focalizzare un obbiettivo e il “chiedere”, l’attivare un processo per il perseguimento dell’obbiettivo, che lentamente, all’interno di una relazione (imperfetta e anche immatura) noi educhiamo il nostro desiderio e maturiamo nella stessa relazione.

Così, in questo processo, diveniamo capaci di accettare, metabolizzare e trasformare in risorsa ciò che inizialmente desideravamo cambiare, allontanare da noi. E, in tutto ciò, lentamente, traghettiamo da un dio inventato e usato dispoticamente per la puntuale risoluzione dei nostri problemi, al vero Dio con il quale avere una “relazione”, al vero Dio del quale “fidarci”.

La nostra relazione con Dio, se autentica, lentamente coinvolge ogni aspetto della nostra esistenza, apre le porte sigillate, ci conduce oltre i limiti che ci hanno e ci siamo dati, migliora le nostre relazioni umane, ci fa vivere in abbondanza.

L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal Salmo 118 (Sal 118, 47-48) .
Meditabor in mandatis tuis, quae dilexi valde:
et levabo manus meas ad mandata tua, quae dilexi

Mediterò i tuoi comandamenti che ho molto amato,
e eleverò le mie mani ai tuoi comandamenti che ho amato.

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. La traccia musicale si trova su YouTube dove non sono presenti indicazioni circa l’interpretazione.

Buon domenica e un caro saluto.

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