Liturgia&Musica

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario/C

di Massimo Palombella

Niels Larsen Stevns, Il lebbroso guarito (1913, Skovgaard Museet, Viborg, Danimarca)

Nel Vangelo di oggi (Lc 17, 11-19), come la scorsa domenica, Gesù ritorna sul tema della fede, e cioè della relazione di ognuno di noi con il vero Dio.

Nella vicenda  dei dieci lebbrosi guariti e di uno solo che torna indietro – il Samaritano – per ringraziare Gesù vi è l’immagine plastica della nostra relazione con Dio. Infatti, in una logica di un dio “inventato” e “usato” per stare bene si collocano i dieci lebbrosi. In questa logica non è importante una “relazione” ma solo e soltanto un “usare” il dio inventato  – o le persone che ci circondano – per ottenere quello che vogliamo. È una logica sottile e spesso impercettibile, ma altrettanto spietata dove tutto è asservito al conseguimento dei nostri obbiettivi, e dove, in fondo, non esiste alcun “fidarsi”, e la vita si consuma in una sorta di “bolla” dove tutto è assolutamente e solo definito da noi, dio compreso.

La salvezza che produce la fede dell’unico lebbroso che torna per ringraziare Gesù è proprio l’uscita dalla succitata “bolla”, da un mondo inventato, non reale, per iniziare a relazionarci, a riconoscere la realtà, ad investire le nostre migliori energie non per difenderci e lottare per perseguire i nostri obbiettivi, ma per vivere in abbondanza, in pienezza.

Il vero Dio ci attende fuori dalla “bolla” che ripetutamente costruiamo, ci attende senza le nostre nevrotiche sicurezze, ci attende con le nostre paure, con i nostri insoluti per amarci nella realtà, per quello he davvero siamo, per offrirci la vera relazione con Lui che è l’unica cosa che permette alla nostra vita di divenire degna di essere vissuta.

L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal libro di Ester (capitolo 14, versetti 12.13, in accordo con la Bibbia “Vulgata” secondo la divisione in capitoli ad opera di Langton, all’università di Parigi nel XIII secolo, e in versetti ad opera di Estienne, nella sua Bibbia Latina pubblicata a Ginevra nel 1555) con il seguente testo:

“Recordare mei, Domine,
omni potentatui dominans,
et da sermonem rectum in os meum
ut placeant verba mea in conspectu principis”.

(Ricordati di me, Signore,
tu che domini su ogni altra potenza:
poni sulla mia bocca un discorso retto
così che piacciano le mie parole al cospetto del principe).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della Schola Hungarica diretta da Laszlo Dobszay. La traccia musicale è reperibile nel CD “The Offertory: Gregorian Chant And Palestrina” pubblicato da “Hungaroton” nel 2002.

Buona domenica e un caro saluto.

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