Liturgia&Musica

XXVII Domenica del Tempo Ordinario/C

di Massimo Palombella

ignoto, Gesù predica nella Sinagoga di Nazaret, sex. XIV Monastero di Decani, Kosovo

Nel Vangelo di oggi (Lc 17, 5-10) Gesù, rispondendo agli apostoli circa l’accrescere la loro fede, focalizza ciò che dovrebbe essere la nostra vera relazione con Dio. Infatti, con l’esempio plastico del gelso che si sradica e va a piantarsi nel mare, Gesù indica una precisa relazione con Dio che ci abilita lentamente ad affrontare cose apparentemente “impossibili”, o che noi riteniamo tali.

Entrare in una vera e viva relazione con Dio significa abbandonare, non senza fatica, quel dio che ci inventiamo per stare apparentemente bene, quel dio che preghiamo quando abbiamo tempo e usiamo per avvallare i nostri progetti e le nostre scelte. In sostanza, quel dio che ci serve per condurre la nostra vita e con il quale ci lamentiamo quando le cose non vanno come noi abbiamo assolutamente stabilito.

Avere fede, come ci descrive Gesù, significa passare da un dio inventato a un Dio reale. E se la nostra relazione è con il Dio vero, ci accorgiamo che lentamente passiamo dall’illusione alla realtà, affrontiamo i problemi, diamo un nome alle nostre paure, ci assumiamo le nostre responsabilità, attuiamo quelle separazioni necessarie, ci diciamo e facciamo la verità.

La tentazione di inventarci un dio è molto sottile, ad ogni età della vita, ed è proprio in questa tentazione che il vero Dio ci attende per amarci nelle nostre paure, nei nostri dolori, in ciò in ciò non riusciamo, nei nostri ricorrenti insoluti. Il vero Dio che ci conduce ad affrontare ciò che abbiamo deciso essere impossibile, il vero Dio che ci porta in strade impensate, che allarga la nostra umanità come mai avremo pensato. Il vero Dio che mai ci abbandona, che sempre c’è oltre ogni nostra infantile invenzione.

L’antifona di Comunione della Celebrazione odierna è tratta dal Salmo 118 (Sal. 118, 81, 84, 86) con il seguente testo:

“In salutari tuo anima mea, et in verbum tuum speravi:
Quando facies de persequentibus me judicium?
Iniqui persecuti sunt me, adjuva me, Domine Deus meus.”

(La mia vita è nella tua salvezza, e ho sperato nella tua parola:
quando farai giustizia dei miei persecutori?
Iniqui mi hanno perseguitato, aiutami, Signore, Dio mio).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della “Schola Cantorum de Barcelona”. La traccia musicale è reperibile nel CD “Gregorià Popular. Música per la Catedral” pubblicato da Codex nel 2015.

Buona domenica e un caro saluto.

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