XIV Domenica del Tempo Ordinario/C
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Lc 10, 1-12. 17-20) Gesù invia settantadue discepoli a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi per portare il dono della pace, annunciare che il Regno di Dio è vicino e guarire i malati.
È interessante notare la conclusione del Vangelo di oggi dove Gesù, davanti ai settantadue discepoli pieni di gioia per aver compiuto operativamente la missione affidata loro, definisce il vero motivo per il quale i discepoli devono rallegrarsi, perché i loro nomi sono scritti nei cieli. In sostanza, Gesù dice con chiarezza che non è il “fare”, il “realizzare” che colloca, realizza in verità la nostra vita, ma solo la consapevolezza esistenziale di un progetto, di un amore che ci precede e avvolge, di una viva e vivificante relazione conferisce alla nostra esistenza stabilità, gioia e pace.
La gioia, la collocazione della vita è profondamente connessa con le nostre vere aspettative, spesso non tematizzate e incontrate, ma presenti e condizionanti ogni nostra scelta. Se la nostra relazione con Dio è reale, lentamente impariamo a conoscere le vere intenzioni del nostro agire, ad in incontrare senza paura i nostri bisogni e, in questo cammino, diveniamo capaci di educare il nostro desiderio, di cercare davvero il nostro bene, di trasformare i nostri bisogni incontrati nelle migliori delle nostre risorse.
L’antifona di Offertorio della Celebrazione odierna è tratta dal salmo 17 (Sal 17,28.32) con il seguente testo:
“Populum humilem salvum facies, Domine,
et oculos superborum humiliabis.
Quoniam non est Deus praeter te, Domine.”
(Tu salverai il popolo umile, Signore,
e umilierai gli occhi dei superbi,
poiché quale Dio c’è oltre a te, Signore?).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione di trova su YouTube dove, purtroppo, non sono presenti informazioni.
Buona domenica e un caro saluto.
