Liturgia&Musica

Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo/C

di Massimo Palombella

Giusto di Gand e Paolo Uccello (predella), Pala del Corpus Domini, 1472-1474 , Galleria nazionale delle Marche, Urbino

Papa Urbano IV, l’11 agosto del 1264, ad Orvieto, con la bolla “Transiturus de hoc mundo” (Quando stava per passare da questo mondo) stabilì la Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo per tutta la Chiesa (l’anno precedente vi fu il Miracolo Eucaristico di Bolsena) affidando a Tommaso d’Aquino (1225-1274) – in quel momento residente ad Orvieto – la composizione dei testi della Liturgia della Ore e della Messa.

L’Eucaristia – “fonte e apice di tutta la vita cristiana” (Lumen Gentium 11) – è intimamente connessa con ciò che identifica essenzialmente il Cristianesimo rispetto ad ogni atra esperienza religiosa, e cioè Dio fatto uomo, l’Incarnazione (cf. Leone XIII, Mirae Caritatis, lettera enciclica [28 maggio 1904]). Non esiste, infatti, altra esperienza religiosa dove noi possiamo incontrare Dio attraverso dei segni storici (acqua, vino, pane, olio…). Segni “fragili” perché vulnerabili, sottoposti all’usura, all’invecchiamento. La stessa condizione nella quale si trovava esattamente il Figlio di Dio fatto uomo.

Ma, proprio nella fragilità, nell’incertezza e nella precarietà del nostro vivere nella storia, nell’Eucaristia ci è dato un “pegno”, una garanzia della nostra gloria futura, di ciò che sarà la nostra vita per sempre, dove Dio sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15,28), dove saremo trasformati e il nostro corpo corruttibile si vestirà di incorruttibilità (cf. 1 Cor 15,52-53), dove vedremo Dio “a faccia a faccia” (1 Cor 13,12), “così come egli è” (1 Gv 3,2).

L’antifona al Magnificat dei secondi Vespri della Celebrazione odierna ha il seguente testo attribuito a Tommaso d’Aquino:
“O sacrum convivium,
in quo Christus sumitur:
recolitur memoria passionis eius,
mens impletur gratia
et futurae gloriae nobis pignus datur.”

(O sacro convito
nel quale ci nutriamo di Cristo:
si fa memoria della sua passione,
l’anima è ricolmata di grazia,
e ci è donato il pegno della gloria futura).

La musica allegata è di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), e proviene dal secondo libro dei Mottetti a cinque, sei e otto voci pubblicato a Venezia nel 1572 (Iohannis Petraloysii Praenestini, Motettorum quae partim quinis, partim senis, partim octonis vocibus concinantur, Liber Secundus [Venetiis, apud Hieromymus Scotum 1572]). L’interpretazione è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”. Il brano musicale è contenuto nell’CD “O Crux benedicta”” edito da Deutsche Grammophon nel 2019.

Buona domenica e un caro saluto.

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