IV Domenica del Tempo Pasquale, domenica del “buon Pastore”/C
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Gv 10, 27-30) Gesù afferma di conoscere le sue pecore, e che le stesse pecore non andranno mai perdute perché nessuno le strapperà dalla sua mano.
Maturare lentamente l’esistenziale consapevolezza di essere conosciuto dal Signore, di “appartenere” al Signore in modo così profondo che niente e nessuno può strapparmi da Lui è il nucleo della vera stabilità della vita. È una profonda consapevolezza che perdiamo e riconquistiamo, è una relazione che, tra molteplici difficoltà, ci mantiene vivi, ci spinge a maturare – ad ogni età della vita ,- ci riconduce alla verità quando ci smarriamo.
È una relazione fedele che permane anche quando noi ci perdiamo, che ci attende per amarci esattamente come abbiamo bisogno per condurci nuovamente “alle fonti delle acque della vita” e “asciugare ogni lacrima dai nostri occhi”. (Ap 7,17)
L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal Salmo 62 (Sal 62,2.5) con il seguente testo:
“Deus, Deus meus, ad te de luce vigilo:
et in nomine tuo levabo manus meas, alleluia.”
(O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco
e nel tuo nome alzerò le mie mani, alleluia).
La musica allegata è di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), e proviene dal libro degli “Offertoria totius anni” pubblicato a Roma nel 1593 (Ioan. Petro Aloysio Praenestino, Offertoria totius anni [Romae, Apud Franciscum Coattinum, 1593]). L’interpretazione, dal vivo è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” alla Celebrazione Papale del 22 aprile 2018.
Buona domenica e un caro saluto.