III Domenica di Quaresima/C
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Lc 13,1-9) Gesù racconta la parabola del fico che non produce frutto e della volontà del padrone di tagliarlo.
Ognuno di noi può trovarsi nella stessa situazione del fico e cioè di non riuscire, di non trovare la forza di fare la verità, di comprendere benissimo cosa dovremmo fare, ma di non esserne capaci. Sono proprio queste situazioni, dove tocchiamo e sperimentiamo la nostra debolezza, che, spaccandosi ogni nostra atavica difesa, ci dispongono – non senza dolore – a poter cogliere la concreta e insieme discreta presenza di Dio nella nostra vita. Un Dio che si rivela nelle persone che ci circondano, che mostra il suo amore e la sua pazienza prendendosi cura di noi oltre ogni nostra aspettativa e volendoci bene oltre ogni nostro schema. Un Dio che, come il vignaiolo, si prende cura delle nostre incapacità, non smette di avere pazienza, guarda “oltre” il nostro puntuale non riuscire affinché impariamo a fare lo stesso con chi ci è accanto.
L’antifona di ingresso, l’Introito della celebrazione odierna è tratto dal Salmo 24 (Sal 24, 15. 16 et 1-2) con il seguente testo:
“Oculi mei semper ad Dominum,
quia ipse evellet de laqueo pedes meos:
repice in me, et miserere mei,
quoniam unicus et pauper sum ego”.
(I miei occhi sono sempre rivolti al Signore,
poiché egli libera il mio piede dal laccio:
volgiti a me, e abbi misericordia di me,
poiché sono solo e infelice).
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è del “Consortium Vocale” diretto da Alexander M. Schweitzer. La traccia musicale è rintracciabile nel CD “Exaudiam Eum – Gregorian Chant for Lent and Holy Week” pubblicato nel 2007 da Lindberg Lyd.
Buona domenica e un caro saluto.