Liturgia&Musica

VII Domenica del Tempo Ordinario/C

di Massimo Palombella

Nel vangelo di oggi (Lc 6,27-38) Gesù ai suoi discepoli, in modo chiaro e diretto, chiede di amare i nemici, di fare del bene a coloro che ci odiano, di benedire coloro che ci maledicono e di pregare per coloro che ci maltrattano.

Non sono richieste semplici, e ciò che è sotteso a queste istanze è qualcosa di molto profondo che coinvolge, se siamo onesti, le nostre relazioni ancestrali. Infatti, diveniamo capaci di uno sguardo benevolente verso chi ci fa soffrire solo quando iniziamo a connettere la sofferenza che viviamo oggi con quella del nostro passato. Spesso chi ci fa soffrire, chi percepiamo come “nemico” è semplicemente la proiezione di ciò che ancestralmente ci ha fatto soffrire. Davanti alla non considerazione di qualcuno – che tanto ci fa soffrire – vi è la non considerazione di nostro padre, di nostra madre; davanti al percepire taluno come minaccia  -e quindi come potenziale nemico – vi è, spesso, il non aver collocato ciò che da bambini abbiamo subito come minaccia. E gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

In sostanza, il Signore ci chiede, oltre una dimensione “volontaristica” (che nella nostra vita rimane importante e fondamentale per avviare qualunque cammino) di incontrare le nostre sofferenze, i nostri non facili rapporti ancestrali, assumere tutto e andare “oltre”. Solo così possiamo lentamente maturare quel necessario sguardo benevolente e ricco di misericordia verso la realtà, verso ogni persona, verso chi ci ha fatto soffrire oggi e nel nostro passato.

Essere “oltre” significa percepire che davvero ”tutto è grazia”, è innestarsi nella stessa logica di Dio che “ fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45), è iniziare a gustare cosa davvero significhi “vita in abbondanza”.

L’antifona di ingresso, l’Introito della celebrazione odierna è tratto dal Salmo 12 (Sal 12, 6 et 1) con il seguente testo:
“Dómine, in tua misericórdia sperávi.
Exsultávit cor meum in salutári tuo,
cantábo Dómino, qui bona tríbuit mihi.”

(Confido, Signore, nella tua misericordia.
Gioisca il mio cuore nella tua salvezza,
canti al Signore che mi ha beneficato.)

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979.

Buona domenica e un caro saluto.

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