Liturgia&Musica

Solennità del Natale del Signore

di Massimo Palombella

Giuseppe Vermiglio, Natività e adorazione dei pastori, Pinacoteca di Brera

L’origine della celebrazione liturgica del Natale è rintracciabile a Roma nel IV secolo. Dal 360 in poi si diffonde in Africa, a Milano e in oriente verso il 430.

La Solennità odierna è caratterizzata da 4 formulari per la Celebrazione Eucaristica: la Messa vespertina della vigilia, la Messa della notte (popolarmente chiamata “Messa di mezzanotte”), la Messa dell’aurora e la Messa del giorno.

L’affermare che Dio si è fatto uomo, è dire che la storia, la cultura hanno un valore per il fatto che sono state “assunte” da Dio. Il valutare con obbiettività la vicenda storica di Gesù di Nazaret – il suo essere nato da una donna, cresciuto in una precisa cultura, l’essere sottoposto alle leggi della crescita umana, il suo soffrire, morire, risorgere ed essere assunto in cielo – ci porta necessariamente a superare una visione platonica – neoplatonica della realtà dove esiste la storia come istanza da cui lentamente liberarsi, riscattarsi, per accedere ad una situazione “pura” ormai svincolati dal peso e dalla “sporcizia” dello spazio e del tempo.

In sostanza, nel Cristianesimo la storia, la cultura, l’umano… Tutto questo è stato “redento”, “sanato” perché tutto è stato assunto da un “Dio fatto uomo” rompendo definitivamente l’arcaica – e quanto mai ricorrente – distinzione tra “sacro” e “profano”. Nella visione della realtà conseguente non esistono quindi cose che sono intrinsecamente “sacre” o “profane”, ma solo la modalità d’uso delle medesime e il contesto storico culturale vengono a codificare istanze con contenuti etici.

Solo in quest’ottica possiamo comprendere rettamente la Liturgia Cristiana fatta di semplici e ordinari segni come pane, vino, acqua, olio… Tutti sottoposti al deterioramento, e dunque alla storia, segni che nell’azione liturgica divengono il luogo dove incontrare, attraverso i sensi, l’umanità di Gesù.

In quel bambino fragile e indifeso che oggi contempliamo ci sono tutte le nostre debolezze, i nostri insoluti, tutto ciò davanti al quale “non riusciamo”, abbiamo paura e tendenzialmente evitiamo.

Quel bambino ci sta attendendo e invita ognuno di noi a mettere tutto ciò davanti alla mangiatoia dove Lui è deposto per assumere, portare su di Sé ogni nostra debolezza, insoluto, ogni nostro “non riuscire” e condurci, non senza croce, alla Risurrezione, alla “vita in abbondanza”.

“Tutto è stato assunto perché tutto è stato redento” (cf. Leone I, Tomus ad Flavianum)

Il versetto alleluiatico della Messa del Giorno del Natale del Signore (nella Liturgia Ambrosiana è il versetto alleluiatico della Messa della Notte) ha il seguente testo:
“Dies sanctificatus illuxit nobis,
venite, gentes, et adorate Dominum.
Quia hodie descendit lux magna super terram.”

(Un giorno santo si è acceso di luce per noi:
venite popoli, ed adorate il Signore,
perché oggi è scesa una grande luce sulla terra).

La musica allegata è di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), e proviene dal primo libro dei Mottetti a quattro voci pubblicato a Roma nel 1564 (Io: Petri Aloisi Praenestini, Motecta Festorum totius anni cum Communi Sanctorum [Venetijs apud Antonium Gardanum, 1564]).

È interessante notare che in questo mottetto troviamo l’inserzione di un frammento testuale tipicamente pasquale, ‘‘Haec dies quam fecit Dominus’’. Inoltre, la sezione finale con le note annerite sul testo ‘‘Exultemus, et laetemur in ea’’, se realizzata con la pertinenza dei colores minores indicati, obbliga ad una estrema leggerezza che sembra non essere ‘‘conclusiva’’ del mottetto, ma rimandare ad un suo compimento nel giorno di Pasqua.

L’interpretazione è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”. La traccia Musicale è reperibile nel CD “Veni Domine. Advent & Christmas at the Sistine Chapel” edito da Deutsche Grammophion nel 2017

Buon Natale di cuore e un caro saluto.

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