Liturgia&Musica

XXXII Domenica del Tempo Ordinario/B

di Massimo Palombella

Bottega fassana, Vedova di Gerusalemme offre due monete al tesoro del tempio, bassorilievo in legno di cirmolo scolpito (1975 – 1980), Diocesi di Trento

Nel Vangelo di oggi (Mc 12, 38-44) Gesù parla con i suoi discepoli circa la vedova che ha gettato nel tesoro del Tempio due monetine, affermando che “ha gettato più di tutti gli altri… Ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.

Se siamo onesti, la vicenda della vedova ci coinvolge profondamente. Infatti, prima o poi la vita ci pone nella condizione nella quale dobbiamo anche noi “gettare tutto quanto abbiamo per vivere”. Situazioni dove tutti i nostri “piani di riserva” si esauriscono, dove tutte le nostre studiate tecniche difensive per tenere lontano ciò che temiamo vengono in un attimo annullate e ci troviamo, provvidenzialmente, a dover affrontare la realtà, a vivere – finalmente – nella realtà.

“Gettare tutto ciò che abbiamo per vivere” è toccare l’essenza della nostra vita, la nostra più grande forza insieme alla nostra più grande debolezza e alle nostre più grandi paure. È esattamente come innamorarsi e compiere il passo di sposarsi, è divenire capaci di vivere “oltre” le matematiche certezze, “oltre” il comune “buon senso”, “oltre” quell’ingannevole “saggezza” che non ci fa mai rischiare condannandoci impercettibilmente ad una vita senza orizzonti, senza sapore e senza qualità.

Divenire capaci di “gettare tutto ciò che abbiamo per vivere” ci rende persone libere, essenziali, capaci di cambiare, di ricominciare, di essere davvero in contatto con noi stessi.

Il Signore ci attende senza più nulla, senza quelle due monetine che rappresentano tutte le nostre false sicurezze e che facciamo tanta fatica a “gettare”. Il Signore ci attende “oltre”, anche “oltre” lo stare bene, il raggiunto e conquistato equilibrio, la credibilità, il prestigio. Ci attende “oltre” tutto questo che, se non stiamo attenti, può trasformarsi nella più sottile tentazione per non cambiare, nel silenzioso inganno di credere in un Dio che in fondo non esiste, essendo nient’altro che una nostra povera invenzione.

Il Graduale della celebrazione odierna è tratto dal salmo 140 (Sal 140, 2) con il seguente testo:
“Dirigatur oratio mea sicut incensum in conspectu tuo, Domine.
Elevatio manuum mearum sacrificium vespertinum.”

(Salga la mia preghiera come incenso alla tua presenza, Signore,
L’alzarsi delle mie mani, come sacrificio della sera).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979.
L’interpretazione è della Nova Schola Gregoriana diretta da Alberto Turco. La traccia musicale è reperibile nel CD “Gregorian Chant for Meditation” (Naxos, 2005).

Buona domenica e un caro saluto.

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