Liturgia&Musica

XXVII domenica del Tempo Ordinario/B

di Massimo Palombella

Raffaello Sanzio, Sposalizio della Vergine, 1504, Pinacoteca di Brera (Milano)

Nel Vangelo di oggi (Mc 10, 2-16) Gesù parla circa il matrimonio.

Se ci sforziamo di comprendere in profondità e oltre ogni ideologia, l’affermazione di Gesù “l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” sottende una vita dove una ratio precede le scelte, e tale ratio è una non facile conquista frutto del “discernimento”. Infatti, capire il punto, la situazione esistenziale dove Dio unifica la nostra vita è la vera questione della vita stessa. Senza questo la nostra vita non è “storia” ma solo un po’ di casuale e disordinata “geografia”, che solo ci sfibra e stanca. Comprendere dove Dio “salda” la nostra vita è entrare in un processo nel quale lentamente tutto trova collocazione, dove ogni variabile (compresa la sofferenza, la separazione) è attratta ed ordinata da un punto magnetico capace di strutturare in unità tutta la nostra esistenza.

Ma discernere non è facile, e tante volte sbagliamo per inesperienza, per la nostra inadeguatezza alla vita, inadeguatezza della quale spesso non siamo del tutto responsabili. I pesi da portare sono tanti, e, nonostante la conquistata “ratio”, può capitare che questi pesi ci schiaccino e ci facciano smarrire la strada, ci portino a rompere e perdere le cose più preziose della nostra vita. In sostanza, può succedere che la nostra debolezza divenga l’unico criterio della nostra vita. Questo è successo anche a Pietro che ha tradito Gesù ed è ritornato a fare il pescatore, alla piccola vita che aveva prima di incontrare Gesù.

Qualunque cosa succeda nella nostra vita, il nostro Dio è in essenza amore e misericordia, e attraverso la nostra debolezza, le nostre cadute, i nostri fallimenti, le nostre inesperienze e immaturità, che tanto ci hanno fatto sbagliare e soffrire, attraverso tutto ciò ci conduce misteriosamente alla “vita in abbondanza”, alla stabilità della nostra vita, a “unificare” la nostra esistenza dove Lui da sempre ci attende con infinito e disarmante amore.

 

L’antifona di ingresso, l’Introito della celebrazione odierna è tratto dal capitolo XIII del libro di Ester (Est 13, 9. 10. 11) con il seguente testo:
“In voluntate tua, Domine, universa sunt posita,
et non est qui possit resistere voluntati tuae:
tu enim fecisti omnia, caelum et terram,
et universa quae caeli ambitu continentur:
Dominus universorum tu es.”

(Nella tua volontà, Signore, tutte le cose sono poste
e non c’è chi possa resistere alla tua volontà,
perché tu hai fatto ogni cosa, il cielo e la terra
e tutto ciò che nell’orizzonte del cielo è contenuto:
tu sei il Signore di tutto).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979.

L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” alla Celebrazione Papale del 4 ottobre 2015.

Buona domenica e un caro saluto.

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