XXII domenica del Tempo Ordinario/B
di Massimo Palombella
Nel Vangelo di oggi (Mc 7,1-8.14-15.21-23) i farisei e alcuni scribi si avvicinano a Gesù per chiedergli la motivazione in forza della quale i suoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi (i discepoli di Gesù prendono il cibo con le mani “impure”, senza averle lavate). È interessante notare che spesso ci troviamo anche noi nella stessa posizione degli scribi e dei farisei, cioè con la fatica di accettare e metabolizzare il nuovo, qualcosa che, in qualche modo, va oltre i nostri schemi. Infatti, in modo diverso e in relazione alla nostra storia personale, tutti siamo sottilmente tentati a costruirci una sorta di “bolla” che ci difenda dalla “realtà” che percepiamo dura, destabilizzante e dalla quale abbiamo talvolta anche un po’ di paura. La “bolla” ci difende, ci preserva dal sentire dolore, tiene lontano tutto ciò che potrebbe destabilizzarci facendoci perdere un fragile equilibrio conquistato e difeso con forza, ma insieme ci fa sprecare tante energie nel cercare in modo esclusivo cose “certe e sicure” e nel difenderci continuamente da tutto. In sostanza, la “bolla” ci illude di vivere ma, in fondo, è, in qualche modo, la nostra tomba.
Il Signore ci attende fuori dalla nostra “bolla”, con le nostre paure, le nostre destabilizzazioni, la nostra fragilità. Ci attende per volerci bene come davvero abbiamo bisogno di essere amati, per curare le nostre ferite, per ascoltare il nostro dolore, per trasformare la nostra rabbia nella migliore delle nostre risorse. Se crediamo in un Dio che ci lascia nella nostra “bolla”, che non ci sfida, che non ci conduce alla verità, che non ci sprona a vivere nella realtà, forse questo Dio non esiste ma lo abbiamo creato, una volta di più, per difenderci, per tenere lontano tutto ciò che ci fa paura, per farci sonnecchiare anziché vivere.
L’antifona di ingresso, l’Introito, della Celebrazione odierna è tratto dal Salmo 85 (Sal 85, 3. 5) con il seguente testo:
“Miserere mihi Domine, quoniam ad te clamavi tota die:
quia tu Domine suavis ac mitis es,
et copiosus in misericordia omnibus invocantibus te.”
(Pietà di me, Signore, poiché a te ho gridato tutto il giorno:
Signore, tu sei dolce e mite,
ricco di misericordia per tutti quelli che ti invocano.)
La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979.
L’interpretazione è del Choeur d’hommes de la Maîtrise de Dijon. La traccia musicale è reperibile nel CD “Alain Chobert Fleury: Oeuvres pour orgue II & Chant grégorien” (Studio SM, 2003).
Buona domenica e un caro saluto.