In ascolto di Esodo

La Gloria, la Nube e il Fuoco divorante (seconda parte)

In ascolto di Esodo [Es 24,15-18]. Pasqua 2021

a cura di Gianmartino Durighello e del Gruppo Esodo

15-18: Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte.
La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni.
Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube.
La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna.
Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

Mosè salì dunque sul monte… Mosè entrò dunque in mezzo alla nube… Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti… Contempliamo ancora come Mosè sia chiamato non solo a «salire», ma anche ad «attendere» (sette giorni egli attende prima che il Signore lo chiami ad entrare nella nube) quindi a «rimanere». Mosè salì, attese, rimase…

* la nube, la gloria, il fuoco
 La gloria del Signore scende a dimorare sul monte come nube che lo ricopre. E appare agli occhi del popolo che assiste da lontano, ai piedi del monte, come un fuoco, un fuoco divorante.

* la nube. In ebraico nube è ‘anan. Le lettere che compongono la parola ‘anan hanno valore numerico rispettivamente di 70, 50 e 700. Il numero 7 (qui elevato alla decina e alle centinaia) rimanda alla creazione e il numero 50 alla Pentecoste, ai giorni che impiega Israele a raggiungere il Sinai dopo l’uscita dall’Egitto. Da Pasqua a Pentecoste, come nuova creazione.

* la gloria. La gloria, ricordiamo, in ebraico è kavod. Il termine kavod indica prima di tutto una parte del corpo umano, il «fegato». Da questo primo significato passa a significare anche «peso, pesantezza, abbondanza…», quindi l’azione di «dar peso, onorare, dar gloria» (cfr. onora il padre e la madre). Da qui il significato di «gloria». I valori numerici delle lettere che compongono la parola kavod ci riportano al 2 e al 4: kaf (20), beth (2) e daleth (4). In particolare la beth (ב) seconda lettera dell’alfabeto, numero 2, ci riporta al creato, al “Tu” generato. E la daleth (ד), numero 4, simbolizza la porta, il passaggio.

* il fuoco. La parola fuoco, ’esh, inizia invece con la Alef, la prima lettera dell’alfabeto, il numero 1, che indica il Soffio creatore, l’Io creatore. La seconda lettera che forma la parola ’esh, la Shin è la penultima lettera dell’alfabeto, quella che precede la Tau, la croce. Ha il valore numerico di 300 ed indica movimento. Simbolizza il dente e quindi anche il plettro e la cetra, il suono della cetra o dell’arpa e quindi le acque della creazione. Cfr. anche Apocalisse: “E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre” (Ap 14,2). Il simbolo del dente già porta in sé la dimensione di fuoco “mangiante, divorante”.

* 7 giorni (l’attesa) 40 giorni (il rimanere)
I 7 giorni di attesa di Mosè richiamano immediatamente ancora la genesi e i 40 giorni il diluvio. La genesi, il diluvio e la Pasqua-Pentecoste come nuova creazione.
Il numero 40 ci richiama quindi le figure tipiche del cammino quaresimale in preparazione alla Pasqua e al Battesimo: Noè e l’arca (Gen 7,4), Mosè e i 40 anni nel deserto, Elia sull’Oreb (1 Re 19,8), fino a Gesù nel deserto.
Come Noè entrò nell’arca, Mosè ora entra nella nube. La nube è come un velo tra il cielo e la terra, profezia del velo, della tenda, del santuario… e di quel santuario nel quale entrerà il Cristo, un santuario non fatto da mani d’uomo:
Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. [Eb 9,24]

 15 Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. 

Ascoltando queste parole non possiamo non essere irradiati dalla luce-fuoco della croce.

A mezzogiorno si fece buio (=venne tenebra) su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio.  Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” [Mt 27,45]

Mosè e Gesù. In Mosè contempliamo Gesù che sale al monte e altare della croce ed entra nella tenebra e vive un’attesa drammatica, sospeso tra la terra e il cielo. Abbandonato e rigettato dagli uomini… abbraccia dell’umanità non solo ogni dolore e morte, ma anche ogni più profonda solitudine e abbandono. E grida al Padre: perché mi hai abbandonato?

Mosè quindi entra nella nube.
Israele aveva familiarità con la nube.
La nube è manifestazione della gloria e della presenza di Dio con il suo popolo:

Ora, mentre Aronne parlava a tutta la comunità degli Israeliti, essi si voltarono verso il deserto: ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube. [Es 16,10]

La nube scende sulla tenda del convegno quando Dio viene a colloquio con Mosè. La nube il giorno e la colonna di fuoco la notte guidano Israele nella sua marcia nel deserto:

Distese una nube per proteggerli
e un fuoco per illuminarli di notte. [Sal 104,39]

Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte. [Es 13,21-22]

Questa nube è luminosa per Israele e tenebrosa per i suoi nemici

La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte [Es 14,20]

Significativamente il racconto di Esodo si chiude ancora con il riferimento alla nube e al fuoco.

Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.
Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio. [Es 40,34-38]

Però, ora, la nube che scende a ricoprire il monte è… una nube oscura:

Mosè avanzò verso la nube oscura (lett. oscurità. Non c’è il termine “nube”) dove era Dio. [Es 20,21]

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio

17 La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna.

Da lontano, ai piedi del monte, la nube-gloria appare però luminosa e ardente come fuoco, fuoco divorante.

אש  Il fuoco. «fuoco» ha le stesse consonanti di «uomo» איש

 L’uomo, creato a immagine di Dio, è fuoco ( אש ) nella mano (iod = י) di Jhwh. Ricordiamo che la lettera Jod rappresenta la mano, ha valore numerico di 10 come le Parole ed è la prima lettera del nome santo di Jhwh rivelato nel fuoco del roveto a Mosè.

La genesi! Anche la parola bereshit = “in principio”, che abbiamo meditato in precedenti incontri, ha a che vedere con il fuoco. è composta infatti dalle parole berît (alleanza) e ’esh (fuoco). Cosicché il principio, la genesi, la creazione è… alleanza di fuoco!

Bereshit= in principio  בראשת è alleanza di fuoco=berît ’esh

Ancora, le prime due lettere della parola bereshit (br) possono significare «figlio». Avevamo già osservato come berît-alleanza poteva essere letta come “un figlio per la croce”. Ora contempliamo, nella parola “in principio-bereshit” il fuoco in mezzo tra Figlio e croce:

il figlio בר , il fuoco  אש e la croce-tau ת

Il roveto del Nome rivelato a Mosè sull’Oreb (Es 3,1ss). E prima ancora il roveto sul quale Abramo sta per sacrificare il suo Figlio, e quindi l’ariete (Gen 22).

E Gesù, il Figlio, la Parola, agnello immolato per una nuova alleanza, alleanza di fuoco. Ariete impigliato (cf Gen 22,13), incoronato di spine, Nome santo rivelato nel fuoco del roveto della croce.

E così ora la Parola è donata nel fuoco a cinquanta giorni dalla Pasqua e dall’uscita dall’Egitto. Pentecoste, festa delle primizie, festa del dono della Parola.

Nel fuoco si rivela il Nome. Nel fuoco si rivela la Parola. Il fuoco del Nome e della Parola ritorna sull’altare del sacrificio dell’alleanza come «fuoco divorante» (letteralmente “mangiante”) consumando l’offerta dell’olocausto:

 Aronne, alzate le mani verso il popolo, lo benedisse; poi discese, dopo aver compiuto il sacrificio per il peccato, l’olocausto e i sacrifici di comunione. Mosè e Aronne entrarono nella tenda del convegno; poi uscirono e benedissero il popolo e la gloria del Signore si manifestò a tutto il popolo. Un fuoco uscì dalla presenza del Signore e consumò sull’altare l’olocausto e le parti grasse; tutto il popolo vide, mandarono grida di esultanza e si prostrarono con la faccia a terra. [Lv 9,23]

 Dio è fuoco, e noi – creati a sua immagine – siamo chiamati ad essere fuoco. Fuoco, fuoco divorante:

Il Signore, tuo Dio, è fuoco divoratore [Dt 4,24] cf anche Eb 12,29

Un fuoco che divora, che ci purifica eliminando i nemici (e pensiamo a quanto in noi è pula nemica che va purificata perché ritroviamo la nostra immagine di fuoco ardente). Un fuoco allora che cammina davanti a noi e illumina i nostri passi:

Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole che venivano dal fuoco. [Dt 4,36]

Nubi e tenebre lo avvolgono (…)
Un fuoco cammina davanti a lui
e brucia tutt’intorno i suoi nemici. [Sal 96,2-3]

Questo fuoco Gesù, immagine e splendore del Padre, ce lo dona nel suo Spirito. Spirito del Risorto. Fuoco della nuova Pentecoste che scende sugli apostoli riuniti nel cenacolo come nuova assemblea (=chiesa) di una nuova alleanza:

 Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, 4 e tutti furono colmati di Spirito Santo  [cf At 2]

18 Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

Contempliamo ancora questo attendere di Mosè. E poi questo entrare nella nube oscura. Gli basta la voce di Dio che lo chiama, ed egli entra nell’oscurità.

Nel precedente incontro abbiamo anche considerato come noi riviviamo tutto questo ogni volta che entriamo in chiesa. Saliamo i gradini che ci portano alla porta della chiesa come al monte santo. E poi entriamo attraverso il buio della bussola che collega la porta alla navata. Entriamo nel santuario-tenda come Noè nell’arca, come Mosè sul monte e dentro la nube, e… come Gesù sul monte-altare-santuario e velo della croce.

Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Chi dimorerà sulla tua santa montagna? [Sal 14,1]

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora.
Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza. [Sal 42,3-4]

* La gloria, il tabernacolo, il conopeo e la lampada perenne.

Nella architettura e nei suppellettili della nostra chiesa troviamo ancora espliciti riferimenti alla gloria, alla nube:

la gloria.

Il capocielo, la struttura a forma di nube che sovrasta l’altar maggiore e il tabernacolo, è chiamata appunto la «gloria».

il conopeo, il tabernacolo e la lampada perenne.

Il conopeo, il velo che rappresenta ancora la nube che ricopre la porticina del tabernacolo (=dal latino «tenda») e la lampada perenne indicano la presenza viva di Gesù nel pane eucaristico.

 * Il velo, la nube e le nozze

La nube è come un velo che ricopre il cielo. E così il velo è come una nube. Mi piace pensare a un’altra parola legata etimologicamente al concetto di nube: «nozze». Pensiamo allora al significato che assume il velo della sposa (come anche il velo di una religiosa) e ancora, nel rito nuziale, alla velatura degli sposi. Il velo della sposa e ancora la velatura degli sposi mostrano che essi sono… tabernacolo e Vangelo vivente.

Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte.
È detto di Mosè. È detto di Gesù. È detto di ognuno di noi che abbiamo ricevuto il fuoco del suo Spirito, chiamati a purificare la nostra immagine secondo la sua immagine. Noi che siamo fuoco nelle mani di Dio.

È detto di tutti noi, ognuno secondo la vocazione sua propria. È detto della sorella monaca o religiosa che… prende il velo-nube che mentre sembra nasconderla ai nostri occhi in realtà la mostra come fuoco, a noi che siamo ai piedi del monte.

È detto degli sposi che salgono i gradini del monte e altare ed entrano sotto il velo-nube. Tabernacolo e Vangelo vivente del fuoco amore che ci ha creati. E noi che siamo ai piedi del monte, noi… vediamo! Vediamo ardere questo fuoco: l’amore è fuoco, una fiamma divina.

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,
come sigillo sul tuo braccio;
perché forte come la morte è l’amore,
tenace come il regno dei morti è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma divina! [Ct 8,6-7]