Liturgia&Musica

III Domenica di Pasqua/B

di Massimo Palombella

Raffaello Sanzio, Cristo Benedicente (1502-1504)

Buona terza domenica di Pasqua.

Nel Vangelo di oggi (Lc 24, 35-48) Gesù, dopo la Risurrezione, si presenta ai due discepoli ritornati da Emmaus, agli Undici e a quelli he erano con loro esclamando “Pace a voi!”. M sembra interessante notare che la prima cosa che Gesù annuncia e dona è la “pace”, istanza che, ad una lettura attenta, è molto lontana dall’idea di “pace” che, forse, implicitamente abbiamo codificato nella nostra vita. Infatti, la “pace”, per tanti di noi, è assenza di problemi, tranquillità, serenità, equilibrio, e questa condizione è da ricercare e, una vota conquistata, da “mantenere”.

La pace che comunica Gesù è molto lontana da quanto appena descritto. È una pace dove non vi è “stabilità”, dove non ci sono cose “certe e sicure”, ma un continuo movimento e cambiamento per servire la Verità. Un processo dove “in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera” (Lc 12, 51-53).

In sostanza, la ”pace” che dona Gesù non è un qualcosa da “conquistare e mantenere”, ma si identifica con il processo stesso di una vita dove continuamente siamo chiamati a cercare il Signore, la Verità, e quindi a muoverci, cambiare, trovare nuove strade, sperimentare, provare, sbagliare e ricominciare… Fondamentalmente, “vivere davvero”.

Allora la vera “pace” la troviamo affrontando i cambiamenti, muovendoci, separandoci, vivendo nella “realtà”, esattamente come gli Undici erano chiamati a fare dopo la Risurrezione. Da discepoli, alla sequela di una persona, dovevano divenire indipendenti, autonomi, capaci di discernere, di guidare, di essere loro stessi “maestri”.

Il Dio delle cose “certe e sicure” non esiste, spesso è una nostra invenzione per stare tranquilli, per non affrontare la realtà. Il vero Dio ci sfida sulla qualità della nostra vita, ci attende nella realtà, nelle situazioni dove, non senza travaglio, il meglio di noi è chiamato a vivere.

L’antifona di ingresso, l’Introito della celebrazione odierna è tratto dal Salmo 65 (Sal. 65, 1-2) con il seguente testo:
“Iubiláte Deo, omnis terra,
psalmum dícite nómini eius,
date glóriam laudi eius, allelúia.”

(Terra tutta, alza a Dio voci di giubilo, alleluia,
proclama un salmo al suo nome, alleluia,
dà a lui gloria con la lode, alleluia).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979. L’interpretazione è della Capela Gregoriana Psalterium del 22 aprile 2017.

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