Liturgia&Musica

II Domenica di Pasqua/B

di Massimo Palombella

Incredulità di san Tommaso, Michelangelo Merisi da Caravaggio (1600-1601)

Buona seconda domenica di Pasqua.

La giornata odierna è anche chiamata “Domenica in Albis” (sottointeso “deponendis”) in quanto legata al rito del Battesimo (compiuto nella Veglia Pasquale). In esso i nuovi battezzati ricevono e indossano una veste bianca per tutta la settimana dell’Ottava di Pasqua, fino alla domenica successiva, detta perciò domenica in cui si depongono le vesti bianche.

La Chiesa ortodossa chiama questa giornata la “Domenica di san Tommaso” per il Vangelo che oggi viene proclamato.

Papa Giovanni Paolo II nel 2000 proclamò la giornata odierna come “Festa della Divina Misericordia” (il culto della Divina Misericordia è legato a Santa Faustina Kowalska, mistica polacca canonizzata nel corso dell’anno santo del 2000 a cui Giovanni Paolo II era molto devoto come testimonia la sua seconda Enciclica “Dives in Misericordia” del 1980).

Nel Vangelo di oggi (Gv 20, 19-31) è narrata la vicenda dell’Apostolo Tommaso e della sua necessità di verificare “empiricamente”: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”.

L’Apostolo Tommaso può essere lodato come un uomo “concreto”, pratico, anche, in qualche modo, “affidabile”. Infatti, una certa cultura ci educa implicitamente ad una sana concretezza che assicura la giusta e misurata stabilità e il mantenimento di situazioni dove le cose “certe e sicure” non vengono messe in questione.
Gesù, nella sua relazione con Tommaso, ci sfida ad andare “oltre”: “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”. E la sfida di Gesù è in ordine alla vera qualità della nostra vita, nel senso che, senza la capacità si sognare, rischiare, “fidarsi”, “provare”, non esiste vita vera ma solo una sorta di “gabbia” dove ci illudiamo di vivere. Infatti, se ci pensiamo, le cose più belle e grandi della nostra vita implicano necessariamente istanze che sono tutt’altro che “certe e sicure”: innamorarsi, sposarsi, avere dei figli, ampliare le proprie conoscenze, sperimentare, sognare progetti oltre gli schemi ricevuti da una educazione e oltre le aspettative di chi ci circonda…
Gesù mette in questione la nostra stessa nozione di “pace” intesa, spesso e implicitamente, come “stabilità”, “conservazione”, dove le nostre migliori energie le spendiamo per mantenere tutto “fermo e stabile” e, senza accorgerci, smettiamo di sperimentare di provare di “avventurarci”. Gesù ci attende “oltre” le nostre cose “certe e sicure”, oltre dove siamo certi di incontrarlo, oltre le nostre dettagliate programmazioni. Gesù ci sfida ad essere persone vive, libere, persone che, non senza fatica, fanno della Risurrezione il proprio codice genetico.

L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal capitolo 28 del Vangelo di Matteo (Mt 28, 2.5.6) con il seguente testo:
“Angelus Domini descendit de caelo et dixit mulieribus:
Quem quaeritis, surrexit, sicut dixit, alleluia”.

(L’angelo del Signore discese dal cielo e disse alle donne:
”Colui che cercate è risorto come aveva detto”, alleluia).

La musica allegata è di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), e proviene dal libro degli “Offertoria totius anni” pubblicato a Roma nel 1593 (IOAN. PETRO ALOYSIO PRAENESTINO, Offertoria totius anni [Romae, Apud Franciscum Coattinum, 1593]).
L’interpretazione è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”. Il brano musicale è contenuto nel CD “Cantate Domino. La Cappella Sistina e la musica dei Papi” edito da Deutsche Grammophon nel 2015.

Buona domenica e un caro saluto.

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