Liturgia&Musica

Messa Crismale

di Massimo Palombella

Nel VII secolo, a Roma, il Giovedì Santo si celebravano 3 Messe: una al mattino, una a mezzogiorno con la benedizione e consacrazione degli oli, e senza alcuna Liturgia della Parola (la Messa iniziava direttamente con l’Offertorio) e una alla sera.

Prima della riforma della Settimana Santa (1955) ad opera di Papa Pio XII, la benedizione degli oli e la consacrazione del Crisma si facevano fuori dalla Messa.

La Riforma Liturgica del Concilio Vaticano II ha fatto della Messa del Crisma un momento specificatamente “sacerdotale” (con la riunione del presbiterio intorno al proprio Vescovo, il rinnovo delle promesse sacerdotali e la concelebrazione) ponendo questa Celebrazione in una comprensione del Sacerdozio eminentemente Cristologica (come si evince dal testo dell’Introito: “Gesù Cristo ha fatto di noi un regno e ci ha costituiti sacerdoti per il suo Dio e Padre; a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. Amen”).

È interessante notare che nel Rito Ambrosiano, al termine di questa Celebrazione ha luogo la lavanda dei piedi che, a differenza del Rito Romano, non è collocata nella Messa “in Cena Domini”.

Il canto che, in qualche modo, si identifica con la Messa del Crisma è “O redemptor sume carmen”, che accompagna la processione con cui i diaconi portano i recipienti degli oli santi da benedire e consacrare. Tale semplice e antica melodia è comune al Rito Romano e Ambrosiano (che ha due strofe non presenti nel Rito Romano).

La musica allegata è l’esecuzione dal vivo del citato canto alla Celebrazione Papale del 18 aprile 2019 con una mia elaborazione.

Un caro saluto.

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