II domenica di Quaresima/B
di Massimo Palombella
Buona II domenica di Quaresima.
Nel Vangelo di oggi (Mc 9, 2-10) Gesù è trasfigurato davanti a Pietro Giacomo e Giovanni. La trasfigurazione di Gesù è un rivelare chiaramente la sua identità, che per i presenti significa conoscere chiaramente anche la verità su se stessi.
Anche nella nostra vita, in forma analoga, possiamo fare l’esperienza di una sorta di “trasfigurazione”, esattamente quando veniamo a conoscere con chiarezza la verità sulla nostra vita, dove dovremmo andare, cosa sarebbe bene fare… E anche noi come Pietro potremmo essere spaventati e non sapere cosa dire, oppure avviare processi per prendere le distanze dalla verità di noi, che potremmo percepire come non immediatamente rispondente ai nostri desideri, ai nostri progetti, alle nostre dettagliate programmazioni.
La stessa cosa è successa ad Abramo, come ci narra la prima lettura (Gn 22,1-2.9a.10-13.15- 18), quando Dio gli chiese di offrire in olocausto il suo figlio Isacco. È interessante però notare un dettaglio che dice molto circa la relazione di Dio con noi. Infatti, nelle lingue vive (e nella versione greca dell’Antico Testamento) Dio parla ad Abramo usando un imperativo, “Prendi tuo figlio” (in greco è presente un imperativo aoristo, λᾰβέ), mentre nell’originale ebraico troviamo una piccola particella dopo il verbo ־ קַח (qach, prendere), la particella נָ֠א (nā’), quasi intraducibile, che però muta l’imperativo in una sorta di supplica, di gentile richiesta: “Abramo, ti supplico, per favore, prendi il tuo Figlio” (cf. Rashi di Troyes, Commento alla Genesi, Ascolta Israele 1 [Marietti, Genova 1985], 170-171).
Ed è proprio così che il Signore ci invita a camminare per la strada della verità: “Per favore, ti supplico, smettila di scappare, smettila di riempirti la vita di cose inutili, smettila di evitare i problemi, smettila di fare della paura l’unico criterio della tua vita…”. E il Signore non solo ci invita gentilmente ma ci prende per mano, non ci abbandona, accetta pazientemente le nostre ribellioni, e ci conduce con dolce fermezza alla “vita in abbondanza”, alla vera qualità della nostra vita.
L’antifona di Offertorio della celebrazione odierna è tratta dal Salmo 118 (Sal 118, 47.48) con il seguente testo:
“Meditabor in mandatis tuis, quae dilexi valde:
et levabo manus meas ad mandata tua, quae dilexi”.
(Mediterò i tuoi comandamenti che ho molto amato,
e eleverò le mie mani ai tuoi comandamenti che ho amato).
La musica allegata è di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), e proviene dal libro degli “Offertoria totius anni” pubblicato a Roma nel 1593 (IOAN. PETRO ALOYSIO PRAENESTINO, Offertoria totius anni [Romae, Apud Franciscum Coattinum, 1593]).
L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” alla Cewlebrazione Papale del 18 ottobre 2015 Buona domenica e un caro saluto.