Testimoni della luce (seconda parte)
In ascolto di Esodo [Es 24,11]. Essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero
a cura di Gianmartino Durighello e del Gruppo Esodo
* L’Alleanza e il banchetto di comunione
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce. [Gv 1,7]
Testimoni della luce! L’icona di Giovanni Battista ci sprona ad essere «voce» che grida nel deserto del nostro esodo questa Presenza di luce. La Luce è venuta nel mondo! In questo esodo gridiamo la Presenza: Cristo Luce – colonna di fuoco – che cammina con noi, dentro di noi e ci chiama alla comunione piena nell’unità del tempio del suo corpo. Così anche noi come l’anziano Simeone possiamo dire:
I miei occhi hanno visto la tua salvezza
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele. [Lc 2,19-32]
Riprendiamo oggi la nostra meditazione sul versetto che chiude la prima parte del capitolo 24 di Esodo: Essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero.
Essi videro Dio…
L’esperienza della visione di Dio di Mosè e compagni si colloca in questo contesto di una volontà di alleanza e comunione in un progressivo passaggio dal timore alla pace, dallo stupore alla consola-zione.
… poi mangiarono e bevvero.
Quindi l’alleanza è celebrata anche nella forma del banchetto. A dire il vero qui non si dice che si tratti di un ban-chetto rituale, di un banchetto di comunione. Anche se alcuni (come ad e-sempio rav Ibn ‘Ezrà) suppongono che si tratti proprio dei sacrifici di she-lamìm, di comunione, il testo semplicemente dice che Mosè e compagni… mangiarono e bevvero. Il fatto di mangiare e bere è anche una prova della concretezza della visione. Significa che essi non sono… dei visionari, ma che ciò che hanno visto è vero, è reale. Allo stesso modo Gesù risorto, ai discepoli increduli, per provare di non essere un fantasma, chiederà loro da mangiare:
(…) Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho”. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: “Avete qui qualche cosa da mangiare?”. Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. [Lc 24,36-43]
L’esperienza della visione di Dio nella Bibbia è spesso accompagnata da un banchetto. Ricordiamo ancora l’episodio alle querce di Mamre.
Il Signore apparve a lui (=Abramo) alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. [Gen 18,1-2]
Il racconto inizia dicendo “il Signore (=Jhwh), ma Abramo vede tre uomini davanti a lui (come gli apostoli sul Tabor: guardano Gesù, ma vedono tre uomini). Poi segue il racconto dell’ospitalità di Abramo e Sara e dei tre uomini che mangiano quanto loro offerto all’ombra della quercia di Mamre. Nel colloquio che segue i tre uomini a un certo punto parlano… al singolare. Poi anche il soggetto ritorna al singolare: il Signore (=Jhwh).
Per questo il racconto offrì il soggetto alle prime icone della Trinità fino all’icona di Andrej Rublev (1360-1430), nella quale rimane sullo sfondo il richiamo all’albero della quercia – albero della vita. Beato Abramo – canta la Liturgia ortodossa – tu li hai visti, tu hai ricevuto la divinità una e trina.
Spesso dopo il banchetto la visione scompare. Pensiamo ai discepoli di Emmaus. I discepoli riconobbero Gesù allo spezzare del pane. Poi Egli sparì.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. [Lc 24,30-31]
L’episodio di Emmaus ci riporta al cuore dell’Alleanza e alla nuova Alleanza nel corpo e nel sangue di Gesù.
Nuova Alleanza nella quale Gesù stesso si offre come agnello del banchetto e sacrificio di comunione.
Istituendo questo nuovo sacrificio, nell’ultima cena, Gesù annuncia il banchetto celeste:
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo”. Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio”. [Mt 26,26-29]
* Verso il banchetto delle nozze eterne.
Dopo la professione di fede del centurione Gesù aveva parlato di una mensa nel regno dei cieli:
Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli [Mt 8,11].
Certo, l’immagine della vita eterna in cielo come banchetto è presente in molte culture e religioni, a dire come l’universale aspirazione alla vita eterna sia aspirazione a una vita che è comunione piena. E questa immagine è perfetta quando il banchetto si rivela essere un banchetto nuziale:
Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. [Mt 22,2]
Il banchetto eucaristico ci è donato – come ai discepoli di Emmaus – quale pane dei pellegrini in cammino verso le nozze eterne. In questo cammino guardiamo allora al Cielo, verso il quale siamo diretti quale Sposa. Guardiamo il cielo, ma continuiamo a guardare anche la terra che tutta risplende ripiena della Sua gloria (cf Is 6,3). Guardiamo al Totalmente Al-tro e insieme indichiamo il Dio Presente, il Dio che cammina con noi.
Fratelli, questo è il cuore dell’Alleanza: il dono della Parola per una comunione di vita nella luce. Questo è il cuore della nuova Alleanza: la Parola si è fatta carne: Dio è Luce (1Gv1,4) e la Luce è venuta nel mondo! Di più: si è fatta carne-pane e viatico per noi pellegrini.
Contempliamo il compimento dell’Alleanza sull’altare della croce e ricordiamo la nostra immersione e illuminazione nella Pasqua di Cristo, nel suo Battesimo. Siamo chiamati alla comunione, alla comunione piena con questa Luce e Vita. Pensiamo al cero pasquale-colonna di fuoco che nella Veglia santa viene immerso nell’acqua! Acqua nella quale poi noi ci immergiamo nel nostro Battesimo: Lui in noi e noi in Lui.
E sentiamo come rivolte a noi le parole di Gesù ai discepoli quando nell’episodio della moltiplicazione dei pani dice: Voi stessi date loro da mangiare.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: “Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare”. Ma egli rispose loro: “Voi stessi date loro da mangiare”. [Mc 6,34-37]
Con la Parola scritta nei nostri cuori, fatti uno in Cristo Luce e Parola e Carne e Pane… non aggiungiamo altre parole. Ma lasciamoci guidare dalla contemplazione di questo Volto, che cammina con noi, che cammina in noi, la cui luce irradia il nostro cuore e fa di noi uno specchio della Sua luce. Pane che ci chiede di essere moltiplicato in tante particole, luce che ci chiede di essere irradiata in tanti raggi, perché tutti e tutto siano Uno.
Pensiamo: finché siamo a tavola con Gesù anche sul nostro volto (co-me sugli apostoli e perfino su Giuda) splende l’aureola della Sua gloria. Anche su Giuda, anche su Nadab e Abiu, dei quali la Bibbia ci dice di una sorte tragica: erano figli di Aronne, chiamati al servizio sacerdotale (Es 28,1), hanno partecipato all’esperienza straordinaria della visione di Dio e poi con Mosè, Aronne loro padre e i 70 anziani hanno mangiato e bevuto, hanno celebrato il banchetto dell’Alleanza. Eppure – narra il libro del Le-vitico – morirono a causa di un fuoco illegittimo (cf Lv 10,1-2). Il racconto ci dice solo questo, senza altri particolari che la nostra curiosità si sarebbe aspettata. Quello che qui ci sembra importante cogliere è che da un lato anche chi è ammesso a un’esperienza forte di comunione può cadere, sepa-rarsi da questa partecipazione, comunione e beatitudine. Questo ci invita a pregare per conservare un cuore puro, umile, aperto alla comunione.
Allo stesso tempo (e quanto è grande questo mistero!) anche se pecca-tori, e forse proprio in quanto peccatori, siamo chiamati a partecipare alla gloria del Signore e a irradiarla – nonostante le nostre debolezze – sul no-stro volto. Come su Giuda nell’ultima cena, sul cui capo splende l’aureola. Non per i suoi meriti, ma perché partecipa della luce di Cristo.
* Anche su Giuda. Anche se siamo peccatori.
Anche se siamo peccatori. Non vogliamo aggiungere altre parole, ab-biamo detto, ma permettetemi di condividere ancora una piccola esperien-za. Ricordo sempre con commozione un fatto che il Signore mi ha donato vivere proprio in un momento di grande buio, nel quale posso dire che ero un po’ come Giuda.
La Sua provvidenza mi portò in visita ad una vicina, Ilse, una donna tedesca che viveva da anni al mio paese e che spesso portava a mia mamma un piatto delle sue buonissime lasagne. Mi chiese se potevo cercare il salmo che era stato letto alla sua Confermazione tanti anni addietro, un salmo che parlava di Dio che era il nostro pastore. Compresi che si trattava del salmo 22 (23). Lo cercai nella sua vecchia Bibbia tedesca e insieme lo pregammo (io non conosco il tedesco, ma lo so leggere e pronunciare – mi dicono – abbastanza bene): Der Herr ist mein Hirte, Il Signore è il mio pastore.
Ero appena tornato a casa che subito squillò il telefono. Era Ilse e mi disse: lei è un santo. Di certo non sono un santo e ancor meno avrei potuto esserlo in quel momento della mia vita. Ilse continuò dicendomi che l’avevano appena contattata i coscritti della Germania e che la invitavano a un incontro in occasione dei 50 anni (mi pare fossero 50, ma non ne sono sicuro) della loro Confermazione.
Il solo santo è Cristo. Ma noi partecipiamo della sua luce e al di là delle nostre forze irradiamo la sua luce. Anche se siamo peccatori, anche se siamo in un momento “no”. Anzi, è proprio in quel momento che il Signore ci sceglie per portare la Sua luce a un fratello. Cosicché portando la luce a quel fratello noi stessi per primi ne siamo illuminati.
Scrive papa Francesco in Gaudete et exsultate:
Voglia il Cielo che tu possa riconoscere qual è quella parola, quel messaggio di Gesù che Dio desidera dire al mondo con la tua vita.
Lasciati trasformare, lasciati rinnovare dallo Spirito, affinché ciò sia possibile, e così la tua preziosa missione non andrà perduta.
Il Signore la porterà a compimento anche in mezzo ai tuoi errori e ai tuoi momenti negativi, perché tu non abbandoni la via dell’amore e rimanga sempre aperto alla sua azione soprannaturale che purifica e illumina.
(…)
Nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre miserie e i nostri difetti.
Lui dipende da noi per amare il mondo. [papa Francesco]
L’icona che ci aiuta è allora quella di Maria che con Gesù nel grembo si alza e cammina in visita ad Elisabetta. Gesù Luce è con noi, è dentro di noi, nel nostro cuore fatto luce, nel cammino incontro al fratello.
Contemplando il mistero dell’incarnazione, dalla grotta del Natale all’altare della croce, possiamo dire: Oggi la Luce risplende su di noi!
Guardiamo a Lui allora e saremo raggianti.
Luce del mondo, testimoni della Luce!
E davvero basta adesso con le nostre parole. Riascoltiamo ancora una volta tutto il passo di Esodo che abbiamo meditato in questi incontri. La-sciamoci poi guidare da alcuni versetti tratti dal libro dei Salmi. Possiamo scegliere quelli più adatti alla nostra situazione, ripetendoli dentro di noi, mentre guardiamo il sacro volto luminoso di Gesù sulla croce.
Dal libro dell’Esodo (Es 24,1-11)
Il Signore disse a Mosè: “Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e settanta anziani d’Israele; voi vi prostrerete da lontano, solo Mosè si avvicinerà al Signore: gli altri non si avvicinino e il popolo non salga con lui”.
Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo:
“Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!”.
Mosè scrisse tutte le parole del Signore.
Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: “Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto”. Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!”.
Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero. PdD
Guardate a Lui e sarete raggianti [Sal 34,6]
Non nascondere il tuo volto al tuo servo:
sono nell’angoscia: presto, rispondimi! [Sal 69,18]Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? [Sal 13,2]
Perché, Signore, mi respingi?
Perché mi nascondi il tuo volto? [Sal 88,15]Il mio cuore ripete il tuo invito:
“Cercate il mio volto”.
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto. [Sal 27,8-9]L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? [Sal 42,3]Sul tuo servo fa’ risplendere il tuo volto,
salvami per la tua misericordia. [Sal 31,17]Fa’ splendere il tuo volto
e noi saremo salvi [Sal 80,20]Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto. [Sal 67,2]Ricercate sempre il suo volto. [Sal 105,4]
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto. [Sal 89,16]Nella giustizia contemplerò il tuo volto,
al risveglio mi sazierò della tua immagine [Sal 17,15]