Liturgia&Musica

Solennità del Natale

di Massimo Palombella

Buona Solennità del Natale.

L’origine della celebrazione liturgica del Natale è rintracciabile a Roma nel IV secolo. Dal 360 in poi si diffonde in Africa, a Milano e in oriente verso il 430.

A Roma, nel V secolo le Celebrazioni natalizie si svolgevano nella Basilica di San Pietro. Con Papa Sisto III (432-440) le celebrazioni vennero trasferite nella nascente Basilica di Santa Maria Maggiore anche in relazione ad una cappella al suo interno che riproduceva la grotta di Betlemme.

Il Natale è caratterizzato da 4 formulari per la Celebrazione Eucaristica: la Messa vespertina della vigilia, la Messa della notte (popolarmente chiamata “Messa di mezzanotte”), la Messa dell’aurora e la Messa del giorno.

La data del Natale, il 25 dicembre, si ritiene che fosse stata fissata per motivi teologici, per dare un nuovo significato alla festa pagana del sole. Recenti studi sui rotoli del mar morto sostengono che la data del 25 dicembre ha una sua plausibile fondatezza storica (cf. TALMON S., The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in Scripta Hierosolymitana IV [Jerusalem, 1958], 162-199; AMMASSARI A., Alle origini del calendario natalizio, in Euntes Docete 45 [1992], 11-16).

Il “Natale” è oggi divenuto una realtà “culturale”, infatti, è festeggiato ovunque, indipendentemente dall’originale significato religioso.

Per ognuno di noi vi è il sottile rischio di una certa “abitudine” al Natale, dimenticando che l’Incarnazione, “Dio fatto uomo” è ciò che caratterizza il Cristianesimo rispetto ad ogni altra religione. Ciò che oggi per noi è “scontato”, normale, “culturale”, non lo era per la Chiesa primitiva (e i Concili Ecumenici del primo millennio lo testimoniano) ed era motivo di scandalo il fatto che Dio, l’onnipotente, incontenibile si fosse “abbassato” divenendo uomo, entrando nella nostra storia.

L’incarnazione, “Dio fatto uomo”, l’essenza del Cristianesimo, cambia radicalmente la prospettiva con la quale comprendere noi stessi e la realtà che ci circonda. Scrive a questo proposito il teologo Karl Rahner: “Tutto ciò che è stato assunto è stato redento… Egli ha assunto la morte; dunque la morte deve essere qualche cosa di più di un tramonto nel vuoto assurdo. Egli ha assunto di essere abbandonato; dunque la tetra solitudine deve racchiudere in sé anche la promessa di una felice vicinanza divina. Egli ha assunto la mancanza di successo. Dunque la sconfitta può essere una vittoria. Egli ha assunto di essere abbandonato da Dio. Dunque Dio è vicino anche quando noi
pensiamo di essere da Lui abbandonati…”(Rahner K., Misteri della vita di Cristo [Edizioni Paoline, Roma 1968], 173-174).

L’antifona di ingresso, l’Introito, della Messa della Notte di Natale è tratto dal Salmo 2 (Sal 2, 7) con il seguente testo:
“Dominus dixit ad me: Filius meus es tu, ego hodie genui te“.
(Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato).

La musica allegata, in Canto Gregoriano, è tratta dal Graduale Triplex pubblicato a Solesmes nel 1979.
L’interpretazione, dal vivo, è della Cappella Musicale Pontificia “Sistina” alla Celebrazione Papale del 24 dicembre 2018.

Buon Natale di cuore e un caro saluto.

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